Ma Quale Abolizione! Io Benedico Le Prove Invalsi

Basta con questa fissazione che le prove Invalsi siano un Rischiatutto. Chi li diffama, ha problemi personali, nel senso che non vuole essere valutato. Io non temo l’Invalsi, anzi. Io lo benedico: ha costretto a cambiare didattica (finalmente) dell’italiano, non esiste solo la letteratura.

prove invalsi

I ragazzi devono uscire dalla scuola dell’obbligo (seconda superiore) in grado di comprendere testi di ogni genere, continui e non continui. E basta con questa storia! Scommetterei uno stipendio che chi li contesta, non ne ha mai letto uno, mai studiato e mai analizzato.

Inoltre, l’Invalsi restituisce alle scuole molte informazioni che talvolta nemmeno noi insegnanti conosciamo (le opportunità familiari, per esempio…quanti libri una famiglia ha in casa). Ogni anno la stessa storia. Chi ha paura dell’Invalsi, teme di essere valutato e allora io nutro dei grossi dubbi sulla professionalità di un insegnante, se è un insegnante a sostenerlo.

L’unica osservazione che posso fare, è relativa ai test della seconda elementare. Mi sembra troppo poco il tempo assegnato a bambini che hanno appena imparato a leggere. Inoltre, contesto chi lo fa vivere con angoscia: non servono a nulla i libretti né fare e rifar fare le prove. E’ l’impostazione didattica che va cambiata. Una prova va bene, giusto perché i bambini e i ragazzi si rendano conto della prova, ma poi basta.

Le Prove Invalsi misurano la capacità di comprendere un testo, la capacità di fare inferenze. E finalmente non ci sono solo i testi narrativi, ma ci sono tabelle, grafici, articoli…infatti i nostri alunni, in genere, sono bravissimi nella compresnione di testi narrativi (per forza, è dalla nascita che non fanno altro), ma poi non sono in grado di leggere neanche un volantino o una pubblicità. W l’Invalsi che tenta di scardinare la vecchia didattica.

[Da un commento di Lidia Lenotti sulla nostra pagina facebook Your Edu Action]

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3 commenti su “Ma Quale Abolizione! Io Benedico Le Prove Invalsi”

  1. Affermare che le critiche alle prove Invalsi vengano tutte da persone “con problemi personali” o da chi “teme la valutazione del proprio lavoro” è un’affermazione così superficiale, falsa, intrisa di malafede che rende arduo e quasi offensivo per la ragione commentarla.

    È un’affermazione falsa perché:

    1. Presuppone come unico possibile un modello/metodo di verifica, mentre svariati esperti, fra cui il compianto Giorgio Israel, sono in primo luogo convinti e hanno provato che non solo esistano e esistono modelli/metodi per verificare l’apprendimento migliori e più affidabili, ma hanno fatto notare che stiamo adottando in ritardo un metodo statunitense di cui sui stanno già pentendo persino nel paese che l’ha adottato per primo. Non solo il metodo ha il pessimo effetto di piegare la didattica al “superamento del test” e non a affrontare nodi reali quali l’assimilazione di contenuti e l’uso creativo delle conoscenze, ma fornisce una metodologia che mortifica gli alunni più brillanti e premia il pensiero meccanico e meno creativo (quando non ottuso).

    2. Considera completo un metodo semplicistico che non è del tutto fuori luogo, a patto di non chiedergli cose che non può assicurare. L’Invalsi funziona intanto decisamente meglio nel campo matematico/scientifico in cui le risposte sono univoche, le domande non soggette a ambiguità, la metodologia meno esposta a variabili. Certo, anche lì ce ne sarebbe da dire… il già citato Israel, che è stato un matematico e quindi sapeva di cosa parlava anche in merito all’Invalsi per le materie scientifiche, ebbe a dire: «Chiunque abbia un minimo di cultura storico-scientifica sa che il problema del trasferimento dei metodi usati dalle scienze sperimentali e fisico-matematiche nel contesto dei fenomeni inanimati ai fenomeni della vita o della sfera umana ha suscitato riflessioni di estrema complessità che si protraggono da più di due secoli e sono tutt’altro che concluse. Affermare con tanta leggerezza che l’Invalsi avrebbe apprestato strumenti di misurazione di fattori immateriali quali le competenze o le abilità, analoghi a quelli in uso in un laboratorio di fisica, è indice di un’ignoranza tanto profonda quanto irresponsabile per la ridicola arroganza che l’accompagna.»

    3. Per quanto concerne l’ambito linguistico/umanistico, considero l’Invalsi affidabile sulle competenze minime, attenzione, solo su quelle, e solamente per i quesiti grammaticali. Il resto – parte di comprensione e peso nell’esame di stato – sono letteralmente follie di cui dovremmo fare a meno e che non dovrebbero contare così tanto sulla valutazione..

    4. Per iniziare un discorso serio sulla verifica più consistente, lo si dovrebbe fare nel medio periodo scolastico e magari professionale del ragazzo; la riprova della capacità dell’alunno e del lavoro del docente è costituita da fattori che non risultano o risultano assai poco tramite un test, quali la capacità di sostenere una conversazione sensata su un argomento a caso, con informazioni serie e precise e un punto di vista realmente critico. In questo senso è molto meglio un saggio breve. L’invalsi è solo uno degli strumenti, e neanche il più importante. Meglio una serie di ispezioni e colloqui, la presenza di ispettori in classe in giornate a caso e senza preavviso, la presenza di ispettori in visita per un periodo di almeno un mese. Tutte cose complesse, costose e fuori dalla portata di chi fa demagogia con le teste dei bambini e di chi cerca soluzioni stupide e semplicistiche per risparmiare tempo, denaro e fatica; soluzioni falsamente efficienti, se non fuorvianti e persino dannose nel lungo periodo.

  2. L’Invalsi è un istituto privato, è fuori luogo che un privato debba controllare (guadagnando) lo Stato. Chi controlla poi i controllori? Chi garantisce che i test hanno validità scientifica? Dove sta scritto? In quali esperimenti lo hanno dimostrato? Inoltre, perché non sono rivelati i nomi di coloro che hanno preparato i test, in modo che in caso di errori si individuino dei responsabili? Infine, l’Invalsi perché non paga di propria tasca gli insegnanti che sono costretti a somministrare i test, visto che lavorano al di fuori del loro orario di servizio? L’Invalsi guadagna sfruttando la manodopera gratuita degli insegnanti e senza essere controllato da nessuno, permettendo inoltre ulteriori guadagni ai Presidi

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