Sogno o Incubo: Ecco la Realtà della Formazione Docenti

Formazione docenti :

ho fatto un sogno, un bellissimo sogno. Mi sono trovato a vivere in un Paese nel quale succeda questo…

 

1. Tra le professioni considerate più desiderabili, ai primi posti vi è l’insegnamento.

2. Un numero elevato di giovani desidera iscriversi all’università per diventare insegnante.

3. Il numero e’ programmato, e, poiché la richiesta di iscrizione è alta, la selezione prevista e’ molto severa.

4. Vista l’importanza attribuita alla funzione docente, non solo la selezione e’ severa, ma è particolarmente accurata. Si desidera infatti avere futuri insegnanti che siano non solo molto preparati professionalmente, ma a loro agio con i giovani, capaci di costruire clima positivo, di motivare allo studio. Quindi servono docenti competenti e appassionati.

5. La selezione, così impostata, consente di accogliere solo gli ‘eccellenti’.

6. La formazione che l’università assicura è, a sua volta, eccellente e finalizzata a dotare la scuola di giovani insegnanti di talento.

7. Il tirocinio occupa una parte importante del percorso formativo. I futuri insegnanti passano molto tempo in classe e assumono progressivamente sempre maggiori responsabilità. Gli insegnanti di classe sono i loro tutor, discutono i loro progetti, li osservano ‘fare lezione’ e poi li aiutano a riflettere sulla esperienza realizzata. L’università assicura formazione ai docenti tutor e consulenza continua.

8. Il tirocinio non si svolge in una qualsiasi scuola, ma l’università dispone di una rete di scuole ‘amiche’, di grande qualità, nelle quali è particolarmente significativo svolgere il tirocinio.

9. Una volta conseguita la laurea -che è abilitante- gli insegnanti si iscrivono ad un albo, rendendo pubblico il loro curricolo, comprensivo non solo dei titoli di studio, ma della presentazione delle competenze – di vario tipo- che il neo-docente possiede.

10. Il dirigente scolastico, d’accordo con la sua comunità professionale, sceglie dall’albo i profili che ritiene più adatti e invita gli aspiranti docenti ad un colloquio, eventualmente anche ad un periodo di prova, poi si stipula il contratto di lavoro. Poiché il numero e’ stato correttamente programmato, l’attesa di impiego non è lunga.

11. L’insegnante, una volta in servizio, potrà contare su occasioni di sviluppo professionale, quindi sarà incentivato ad arricchire il suo profilo, incentivato a migliorarsi, a formarsi ulteriormente.

12. La formazione in servizio è assicurata a tutti, è di qualità, ed è desiderata, perché chi svolge con competenza una professione e il primo a volersi continuamente migliorare.

13. Questo Paese da sogno investe una quota significativa del suo PIL per l’istruzione e la ricerca.

14. Questo Paese da sogno partecipa alle rilevazioni degli apprendimenti dell’OCSE. E si trova costantemente nelle prime posizioni in classifica. Che ci sia un rapporto tra investimenti, qualità della formazione, e risultati degli studenti?

formazione docenti


 

Continuo a sognare, ma ecco che il sogno si trasforma in incubo. Ecco che lo scenario si capovolge, e mi trovo a vivere in un Paese nel quale succede che:

 

1. Tra le professioni considerate più desiderabili, non compare quella dell’insegnante. E non compare nemmeno tra quelle considerate, comunque, interessanti.

2. Un numero elevato di giovani si iscrive all’università, ma solo un piccolo numero sogna di fare il maestro o il professore.

3. Il Ministero fissa annualmente il numero di iscrizioni consentito. È realmente un ‘numero programmato’? Nessuno si illude. E fa bene.

4. Visto l’elevato numero di candidati, si fa una selezione iniziale, affidata ad un test, confezionato dall’università stessa, con il principale scopo di … ammettere quanti più possibile, perché non si abbassi il numero degli iscritti.

5. La selezione, chiamiamola così, non offre nessuna vera garanzia che a frequentare (se frequenteranno) saranno i migliori, né che, in ogni caso, non saranno assolutamente ammessi soggetti inadeguati.

6. La formazione che l’università assicura è molto diversa da ateneo ad ateneo, ma, generalmente, e’ quella che è. Nessuna università di questo Paese figura ai primi posti nel ranking delle università che hanno i migliori percorsi per la formazione dei futuri docenti. Ma non compare nemmeno in posizioni di dignitosa classifica. Nemmeno di media classifica. Come mai?

7. Il tirocinio occupa una parte importante del percorso formativo, ma solo per i futuri insegnanti di scuola dell’infanzia o primaria. Per lungo tempo si è pensato che per gli insegnanti di scuola secondaria non fosse necessaria una formazione orientata all’insegnamento. Ora qualcosa si sta timidamente muovendo. Forse, in futuro, qualcosa cambierà. Forse.

8. Il tirocinio si svolge in una qualsiasi scuola con la quale sia stato possibile stipulare una convenzione. Possibilmente nelle vicinanze. I tirocinanti, hanno modo di osservare contesti didattici molto diversi, dipende dal caso. Raramente succede che gli insegnanti di classe abbiano un ruolo significativo nell’accompagnamento dei loro futuri colleghi. Ancora più raramente che ci sia un rapporto di vera collaborazione con l’università.

9. Una volta conseguito il titolo, che è abilitante, i neo diplomati aspettano… aspettano… Aspettano che si facciano concorsi… Aspettano di intrufolarsi in qualche graduatoria (ce ne sono tante, tutte naturalmente ‘ad esaurimento’, ma che non si esauriscono mai…). Aspettano e sperano che nel frattempo leggi e leggine non trovino modo per creare scorciatoie ai tanti che stanno invecchiando in graduatorie ormai corrose dalla ruggine del tempo.

10. Intanto, il dirigente scolastico che deve completare il suo organico, ‘attinge’ da questo pozzo senza fondo che è la graduatoria, così qualcuno ha la fortuna di diventare un po’ meno precario di qualche altro… E poiché il numero che è stato programmato e’ privo di affidabilità, ecco che il ribollente limbo del precariato inghiotte nuove giovani speranze…

11. Poi, finalmente, magari con i capelli bianchi, in cattedra si arriverà. E quale sarà lo sviluppo professionale possibile, se uno desiderasse percorrere un cammino di miglioramento? Già, quale?

12. Quanto alla formazione in servizio, nel Paese del mio incubo, è solennemente proclamata come un diritto, ma non si capisce se sia un dovere. Mancano risorse, mancano strategie. Si fa come si può, si forma chi lo desidera, se ci riesce. Sennò è lo stesso, tanto comunque, il ‘posto’ non si tocca e, col tempo, la pensione arriverà. Almeno si spera.

13. Questo Paese da incubo investe (?) una quota insignificante del suo PIL in istruzione, formazione, ricerca.

14. Questo Paese da incubo partecipa alle rilevazioni degli apprendimenti dell’OCSE. E si trova costantemente nelle posizioni basse della classifica. Che ci sia un rapporto tra investimenti, qualità della formazione, e risultati degli studenti?


E’ meglio svegliarsi, e guardare in faccia la realtà. La domandina facile è: in quale dei due Paesi mi sono risvegliato? La domanda più difficile è: si può uscire dall’incubo e finalmente sognare? Che cosa ci impedisce di cambiare le cattive carte che sono in tavola?

Non c’è dubbio che sul groppone della scuola si sono andati accumulando pesi che ci trascinano in basso e che rendono impervio il percorso verso l’innalzamento della qualità. Eppure la direzione per una inversione strategica la conosciamo, e riguarda:

• la qualificazione e semplificazione burocratica dei compiti del ministero, sia a livello centrale che territoriale;

• lo sviluppo di una vera autonomia delle istituzioni scolastiche, con assegnazioni di responsabilità e risorse; con obblighi di rendicontazione commisurati all’elevato livello di responsabilità riconosciuto;

• un forte investimento nella formazione, iniziale e continua, che consenta di disporre di insegnanti preparati e motivati, interessati al continuo sviluppo della propria professionalità;

• un sistema di selezione dei futuri insegnanti che consenta, in entrata (iscrizioni ai corsi di studio universitario) di attirare i migliori, e che sia capace di assicurare loro una concreta e rapida prospettiva di impiego non precario.

In altri Paesi questa realtà della formazione docenti è possibile, si sta facendo, funziona.

di Italo Fiorin

Presidente del corso di Laurea

in Scienza della formazione presso LUMSA

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