L’Alfabetizzazione Motoria nelle Scuole Primarie Non Può Essere Affidata alle Maestre ma ai Docenti Laureati

L’onorevole Rossano Sasso, eletto ai tempi nel collegio plurinominale 02 della Puglia, incontrò a Montecitorio l’ex ministro della Pubblica Istruzione, Marco Bussetti.

Uno dei temi che gli sottopose fu quello dell’alfabetizzazione motoria per i bambini delle scuole primarie. Un argomento che dovrebbe stare a cuore anche allo stesso Bussetti, visto che, come ha ricordato Sasso “anche lui prima di essere al provveditorato era professore di educazione fisica. E’ un uomo che conosce bene il mondo della scuola”.

Nell’incontro, Sasso parlò delle seguenti questioni: “Gli proporrò di introdurre l’alfabetizzazione motoria nelle classi elementari. E’ una delle tematiche. Poi ci ne saranno altre, come il superamento del vincolo del sostegno, poi ovviamente i diplomati magistrali e tante altre questioni.”

alfabetizzazione motoria

Per quanto riguarda l’alfabetizzazione motoria per i bambini, l’onorevole ha le idee chiare: “L’educazione fisica non può essere affidata alle maestre, con tutto il rispetto nei loro confronti. Non sono onniscienti. Se si è fortunati e nella scuola c’è la palestra, allora la classica partita di pallavolo o pallacanestro. In altri casi ci si limita alla si fa passeggiata in cortile. I bambini invece devono essere seguiti anche nel movimento e hanno bisogno in questo di essere affidati ai laureati in scienze motorie. Si creerebbero anche maggiori occasioni di lavoro per gli insegnanti. Un bambino seguito correttamente nelle attività sportive trova giovamenti nella psicomotricità, migliora il suo apprendimento e addirittura la parola. Questo vale anche per altre materie specifiche, come la musica e le lingue. La maestra non può sostituirsi ai docenti specializzati”.

Sul tema degli sprechi nelle scuole Sasso è diretto: “Abbiamo ereditato una situazione pazzesca di tagli di spese. Anche per questo motivo abbiamo firmato una proposta di legge in cui si mette fine all’esternalizzazione delle pulizie nelle scuole. Cominciamo a tagliare gli sprechi garantendo i livelli occupazionali a quei lavoratori, cercando magari di far salire le graduatorie. Io mi sto battendo per il riconoscimento degli scatti di anzianità anche ai precari. Il precario non deve più essere discriminato. Bonus e anzianità devono valere anche per loro. Mi devono spiegare che cosa abbia in meno un precario rispetto a un lavoratore stabile”.

Sugli strumenti legislativi che porterebbero a questo cambiamento, Sasso ammette che “dobbiamo fare i conti con il ministero dell’Economia. Serve però un cambio di mentalità: magari ci riesco fra un mese, un anno. L’importante è far capire agli insegnanti che dall’altra parte c’è qualcuno che capisce. Dirò di più: ho ricevuto una sollecitazione dal personale educativo dello Stato, quello che non è nemmeno conosciuto, che non ha lo sblocco delle assunzioni dal 2011 pur essendoci posti disponibili. Sono sette anni che non ci sono immissioni in ruolo, a parte quelle poche arrivate con il contagocce. Ereditiamo una situazione pazzesca, non abbiamo la bacchetta magica, ma vogliamo metterci al lavoro. E’ chiaro che ci sono delle emergenze, come quelle dei diplomati magistrale o del vincolo del sostegno. Ci sono migliaia di sentenze che considerano il servizio pre-ruolo efficace e valido: spingeremo su questo. Dobbiamo chiederci come mai lo Stato non rispetti le sentenze e, adesso che siamo legislatori, cercare una soluzione. Le sentenze degli scatti stipendiali ce ne sono da dieci anni e lo Stato si deve adeguare. Purtroppo per tutte quelle situazioni che comportano spese, non sarà semplice, ma la nostra battaglia sarà questa.

Per quanto riguarda il vincolo quinquennale per il sostegno, Sasso afferma che “lì dobbiamo accelerare. Saranno leggi che non comportano vincoli di spese, ma bisogna fare attenzione: spesso se si agevola una categoria, se ne scontenta un’altra; però se dobbiamo rispettare la sentenza del Consiglio di Stato, dobbiamo rispettare anche la sentenza della Magistratura”.

Riguardo il tempo pieno al Sud per risolvere la “questione meridionale” scolastica, l’onorevole sottolinea che il tempo pieno è un’ottima proposta, ma non è sufficiente: “Bisogna fare una mappa per capire quanti sono i docenti che sono stati trasferiti illegittimamente al Nord. Ci sono state sentenze, alcune vinte, ma al momento bisognerebbe capire bene e fare delle distinzioni. Se un docente aveva un punteggio molto alto e quindi il diritto di insegnare vicino casa, allora il trasferimento è legittimo, ma altre situazioni vanno monitorate con attenzione”.

Infine, sul tema della dispersione scolastica, Sasso è categorico: “Non credo che il fenomeno della dispersione scolastica si possa risolvere solo diminuendo il numero di studenti per classe. Dobbiamo renderci conto che le risorse sono quelle che sono. Noi paghiamo lo scotto di scelte sbagliate. Anche ai miei tempi c’erano classi numerose. Nella mia eravamo in 29, ma i nostri insegnanti ci tenevano tutti sotto controllo. Bisognerebbe aprire un discorso anche sulla capacità dell’insegnate a farsi rispettare. La figura del docente va difesa, stimolata. Va rimessa al centro del sistema scolastico, perché forma i cittadini del domani, ma è anche vero che il docente molto spesso non è all’altezza della situazione. Le ragioni possono essere mille, ma va fatto un cambio di passo. La professione del docente non deve essere un ripiego, ma essere scelta per passione, vissuta come una mission. La dispersione scolastica si combatte anche quando un insegnante, fuori dal protocollo, fa una telefonata nel pomeriggio per capire perché un ragazzo non si è presentato. Se diminuisse il numero di studenti per classe, si creerebbero maggiori cattedre, ma questo è una situazione ideale, di una scuola ideale in un paese ideale con un sacco di soldi da spendere. Per venticinque anni si sono spesi tantissimi soldi per tantissime cose e ora lo Stato è costretto a tagliare. La scuola negli ultimi trent’anni è stata anche un ammortizzatore sociale”.

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