La scrittrice e insegnante Viola Ardone ha condiviso le sue riflessioni sul mondo scolastico in un articolo pubblicato su La Repubblica, proprio all’inizio dell’anno scolastico. Ha condiviso la sua esperienza unica, passando dalla prospettiva di studentessa a quella di insegnante, sottolineando le differenze.
Da giovane, la scuola rappresentava per lei un luogo di felicità. Chiese a sua madre di poter iniziare la scuola presto, e questo desiderio fu esaudito. La scuola le offrì un senso di appartenenza, un banco, una sedia e compiti da svolgere. Imparò presto che lavorando duramente con quaderni, penne e matite, poteva guadagnarsi i complimenti della maestra e il rispetto dei compagni. Da bambina timida diventò una “studentessa” che poteva partecipare alle discussioni in classe, poiché aveva qualcosa da dire, avendo studiato.
Per Viola, la scuola rappresentò un luogo di gioia, dove imparò a superare la sua timidezza e a sentirsi legittimata all’interno di una comunità. Non doveva cercare l’approvazione o cercare di piacere agli altri come facevano le altre ragazze, ma poteva fare parte della classe come gli altri. Questo, secondo lei, dovrebbe essere il vero scopo della scuola: dare a ciascun individuo un posto speciale, un luogo confortevole per esprimere i propri pensieri e scoprire se stessi.
La scrittrice ha anche riflettuto sulla professione di insegnante, sottolineando che il mestiere di insegnante è un’arte che si costruisce con l’esperienza e che richiede adattamento costante alle esigenze degli studenti. Non ha senso cercare di valutare o quantificare la bravura di un insegnante, poiché il lavoro richiede un’approccio personalizzato per ogni generazione di studenti.
Viola ha sottolineato che le principali sfide della scuola riguardano l’infrastruttura scolastica e il numero di studenti. Investire in questi aspetti sarebbe più efficace rispetto all’iper-digitalizzazione dell’insegnamento. Ha suggerito che avere classi più piccole, con quindici studenti per classe, sarebbe più vantaggioso di qualsiasi riforma, eliminando la necessità di super professori, orientatori o tutor.
La scrittrice ha anche discusso l’idea del merito nella scuola, sottolineando che esistono molti modi diversi di essere insegnanti e studenti. Non è interessata alle discussioni sul merito o sul bullismo, ma crede che la scuola debba essere inclusiva, accogliendo anche gli studenti più difficili. La scuola dovrebbe offrire loro un posto nella classe e nel mondo.
Viola ha concluso che la scuola è la somma delle storie di coloro che la compongono: insegnanti, studenti e famiglie. Rappresenta il nostro mondo, la nostra comunità, in cui ogni individuo ha valore e il successo di uno è il successo di tutti. Gli insegnanti non possono salvare gli studenti da tutto, ma possono accompagnarli nel breve periodo della loro giovinezza per aiutarli a trovare il loro posto nel mondo.