La malvagità degli esseri umani a volte non conosce limiti. In Alto Adige un’aquila è stata uccisa da un cacciatore mentre era nel nido con i suoi piccoli.
Ora la Lac (Lega per l’Abolizione della caccia) vuole che sia avviata un’indagine per scoprire il responsabile del terribile gesto. Forse a colpire a morte il volatile è stato qualcuno che voleva eliminarlo per avere più possibilità di catturare e rivendere camosci, di cui l’aquila si nutre.
In ogni caso se il colpevole fosse rintracciato dovrebbe rispondere davanti alla legge, perché ha sparato ad una specie a rischio di estinzione e non nel periodo della caccia.
La Lipu, intanto, ha commentato: “In un contesto italiano già preoccupante in cui vengono uccisi oltre sette milioni di uccelli selvatici. Colpita, in questo caso, la popolazione italiana di aquila reale, presente sia sulle Alpi che sugli Appennini, che conta oggi tra le 622 e le 724 coppie con uno stato di conservazione che la Lipu classifica come “inadeguato”, a causa della contrazione e riduzione dell’habitat. L’uccisione anche di un solo esemplare, oltre che essere inaccettabile di per sé, può avere dunque gravi ripercussioni sulla conservazione di questo splendido rapace“.