Delitto Vannini, il Pg della Cassazione: “Fu Omicidio Volontario”

Una nuova svolta nell’omicidio di Marco Vannini, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. In quell’occasione, la vittima si trovava a Ladispoli, in provincia di Roma, nella casa della famiglia della ragazza Martina Ciontoli.

Lo scorso 29 gennaio, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma avevano condannato Antonio Ciontoli, il papà della fidanzata di Vannini, a 5 anni di reclusione, con l’accusa di omicidio colposo. In primo grado, però, gliene avevano dati ben 14. Tuttavia, in secondo grado erano state anche confermate le condanne a 3 anni per i due figli, Martina e Federico Ciontoli, e per la moglie Maria Pezzillo. Subito, era scoppiata la polemica, capitanata dalla mamma di Marco Vannini: “La vita di mio figlio non può valere 5 anni”.

marco vannini

Pe la mattinata di oggi, venerdì 7 febbraio, è prevista la decisione dei giudici di cassazione. Il pg Elisabetta Ceniccola ha chiesto di annullare la sentenza di Appello, perchè sussiste il reato di omicidio volontario. Il giudice ha sostenuto: “Si tratta di una vicenda gravissima per la condotta degli imputati e addirittura disumana, considerati i rapporti con la vittima. Marco era un ospite in quella casa e come tale andava trattato“. Secondo il pg Ceniccola, Marco Vannini “non è morto per un colpo di arma da fuoco, ma per 110 minuti di ritardo nell’allertare i soccorsi. Tutti, per ben 110 minuti, mantennero una condotta omissiva menzognera e reticente. La gravità della situazione era sotto gli occhi di tutti loro“. “Se metto una bomba su un aereo – ha proseguito – non posso dire che non volevo far morire delle persone. Nel caso di Marco Vannini, il proiettile è come la bomba di quell’aereo“.

Pertanto, ha richiesto ai giudici della prima sezione pensale di annullare con rinvio la sentenza d’Appello per la famiglia Ciontoli. In aggiunta, ha chiesto anche di disporre un nuovo processo, al fine di riconoscere l’omicidio volontario con dolo eventuale.

Al contrario, la difesa ha affermato che le pene inflitte ai suoi clienti siano esagerate. Chiede la riduzione della pena per Antonio Ciontoli e l’assoluzione piena o uno sconto sulla condanna per Martina Ciontoli, Federico Ciontoli e Maria Pezzillo. Ritiene che, al massimo, si possa parlare di reato di favoreggiamento o omissione di soccorso.

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