Il Passato di Marco Mengoni: “Sono Arrivato a Pesare 105 Chili, Mi Vergognavo di Tutto”

In un’intervista su Sette, Marco Mengoni si mette a nudo e ricorda i suoi esordi. Dopo essere uscito di casa molto presto, è andato a vivere da solo e si è mantenuto facendo il fonico e il cameriere. Questo il racconto del passato di Marco Mengoni

Passato di Marco Mengoni

Sono stati anni di fatica, ma ho imparato come fare la spesa, come arrivare a fine mese Ancora oggi faccio quasi tutto io, in casa, e metto a posto prima che arrivi la signora che viene per le pulizie”. Uno dei suoi punti di riferimento nella vita è stato il nonno, che “non sapeva niente della plastica, ma aveva rispetto per la natura”.

E adesso Marco segue le sue orme: “Io sono nato nel rispetto del verde, nei vivai prendo sempre le piantine che stanno male, le più brutte, quelle che devo salvare. È egoismo pulito”. Ricorda poi il disagio della giovinezza:

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Sono arrivato a pesare 105 chili, forse mangiavo per combattere l’insicurezza. Mi vergognavo a fare tutto, anche mettere una maglietta o degli occhiali da sole”. E ora che questa fase è passata, la percezione di sé è rimasta la stessa: “Mi vedo come con i chili in più, mi è di aiuto, mi porta a fare sempre di più, sempre meglio, a non mollare la guardia mai, a non tornare là”.

L’autostima è arrivata grazie al lavoro come cameriere, poi con i primi viaggi da solo. A questo proposito Marco ricorda un episodio: “Facendo l’autostop a Cuba un signore che mi aveva dato un passaggio imbrocca una stradina, entra in un cancello, mi sono detto è finita”. Per fortuna l’uomo voleva solo acquistare della benzina per proseguire.

Sugli aneddoti legati alla carriera il cantante 30enne racconta la sua collaborazione con Lucio Dalla: “Mi chiama questo numero sconosciuto, alla prima non ho risposto, alla seconda uno mi dice sono Lucio e io dico Lucio chi? e ho riattaccato”. Dei ragazzini di oggi dice: “Mi spiace che i 12enni di oggi non avranno modelli di riferimento come Dalla, De André, Gaber… Non sanno chi è Michael Jackson!” Quella dei trentenni di oggi “è una generazione che sente da subito l’instabilità, dovuta a un’evoluzione che coinvolge tutta la società, la senti. Niente ora è in equilibrio”.

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Tuttavia ammette che “Siamo messi meglio di chi ci ha preceduto, la mia generazione è più aperta in tutti i sensi e mi dispiace per le persone che ci governano non si aprano alla natura. Sarò l’ultimo naif ma non vedo barriere, confini, per me la Terra non è di nessuno”.

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