Il professor Umberto Galimberti ha recentemente tenuto un discorso molto seguito in cui ha affrontato temi importanti, raccontato da Vincenzo Brancatisano su Orizzonte Scuola, ma questa volta non si è concentrato sulla scuola né ha criticato i professori. Invece, ha parlato dei giovani e degli studenti. L’evento si è svolto a Piazza dei Martiri a Carpi, durante l’ultima giornata del Festival della Filosofia di Modena, dedicato quest’anno al potere delle parole. Galimberti ha discusso i concetti centrali del suo ultimo libro, “L’etica del viandante“, pubblicato da Feltrinelli.
Nel libro, Galimberti sostiene che l’Occidente ha radici profonde nella cultura greca e nella tradizione giudaico-cristiana, entrambe caratterizzate da un senso di ordine e stabilità. Tuttavia, egli afferma che viviamo in un’epoca dominata dalla tecnologia, in cui il mondo antico ha perso il suo incanto e il mondo moderno non ha più una direzione chiara. La tecnologia non ha uno scopo, ma funziona semplicemente per produrre risultati.
L’etica, che solitamente guida le nostre azioni verso obiettivi specifici, sembra impotente in questo contesto. L’unico tipo di etica che Galimberti ritiene possibile è quella del “viandante“. Questo termine si riferisce a una persona che cammina senza una meta specifica, diversamente dal “viaggiatore” che ha un obiettivo. Il viandante cammina per esplorare il paesaggio, senza cercare una casa, una patria, l’amore o la verità. Questo approccio, secondo Galimberti, ci aiuta a riconoscere il vuoto delle regole e la mancanza di scopo nella società moderna.
Tuttavia, la tecnologia domina il nostro mondo attuale, interessandosi solo al “come fare”. La politica ed l’etica dovrebbero invece occuparsi del “se” e del “perché”. Galimberti esprime preoccupazione per il modo in cui la scuola si sta orientando verso una mentalità basata su protocolli rigidi, senza considerare le esigenze e le sfide degli studenti durante l’adolescenza. Questa mentalità si estende anche alla medicina, dove l’applicazione cieca di protocolli può portare a risultati insoddisfacenti.
Nell’epoca dominata dalla tecnologia, Galimberti suggerisce che stiamo perdendo il contatto con la cultura e il pensiero critico. La sua critica al sistema educativo è ben nota, sostenendo che le scuole e le famiglie spesso non riescono a fornire una formazione adeguata ai giovani. La scuola media italiana è stata oggetto di particolare critica, con solo il 10% dei docenti ritenuti competenti. Galimberti propone audaci cambiamenti nel sistema educativo, come l’introduzione di test di personalità per gli insegnanti e corsi di teatro per migliorare le loro capacità comunicative.
Ma Galimberti non critica solo il sistema educativo. Egli evidenzia un divario crescente tra genitori e figli, con i primi spesso concentrati sulla soddisfazione di bisogni materiali piuttosto che su quelli emotivi e formativi. Egli sostiene che i genitori dovrebbero sostenere gli insegnanti e difendere la sfera affettiva dei loro figli, anziché criticare. Galimberti suggerisce anche che i ragazzi dovrebbero imparare a essere più indipendenti durante l’adolescenza, per sviluppare un senso di responsabilità e di autocontrollo.
Nel suo discorso, Galimberti sottolinea la crescente ansia dei giovani riguardo al futuro, affermando che molti di loro si affidano a comportamenti autodistruttivi come l’abuso di alcol e droghe per sfuggire all’angoscia del futuro incerto.
Infine, Galimberti affronta le questioni globali come le migrazioni e il cambiamento climatico, sostenendo che dobbiamo spostare il nostro focus dall’antropocentrismo al biocentrismo e difendere la Terra invece che le nazioni. Egli chiama a costruire un’etica cosmopolita per affrontare le sfide globali. In conclusione, Galimberti sottolinea l’importanza di salvare la Terra per il bene delle future generazioni.