Ennesima vittima tra i camici bianchi a causa del coronavirus. Lidia Liotta, caposala 55enne di una casa di riposo di Predore, ha contratto il Covid-19 sul luogo di lavoro.
La sorella Giusy ha dichiarato: “Già il 26 febbraio mi ha scritto di essere preoccupata perché i suoi ‘nonnini’, come li chiamava affettuosamente lei, stavano male, c’erano dei casi di polmonite”. Nonostante la donna non stesse bene, aveva continuato a lavorare anche per far fronte all’emergenza da mancanza di personale.
“Un capitano non abbandona la nave, i miei nonnini hanno bisogno di me”, queste le sue parole. Giusy continua: “L’11 marzo ha avuto un tracollo, ricordo che sentiva un forte dolore alle ossa. Mi ha scritto di essere dispnoica, e non riusciva a respirare. Da allora non l’ho più sentita. L’ultimo messaggio me l’ha inviato poco dopo il ricovero. Diceva: “Io da qui uscirò morta”.
Il cognato ha denunciato sui social: “Costretta ad essere in servizio nonostante stesse male, per mancanza di personale (lei era la caposala). Zero tamponi al lavoro. Aveva già la febbre prima del ricovero. Nessuno le ha detto di stare a casa. Il suo ultimo turno è stato di 13 ore”.
Tiberio Foiadelli, direttore della clinica, ha dichiarato: “Era una persona con una grande abnegazione al lavoro, prima come infermiera e poi come caposala. Non sapevamo che stesse così male, era rimasta a casa qualche giorno prendendo delle ferie ed era rientrata per poco perché doveva effettuare dei colloqui alle nuove infermiere, e so che è stata male una sera poco dopo essere rientrata, lo abbiamo saputo quando ci è arrivato il certificato medico elettronico. È una tragedia che ha colpito tutti”.