Marco Bussetti Faccia il Ministro, i Compiti a Casa Li Gestiscono gli Insegnanti

I compiti da svolgere a casa sono sempre stati al centro di un forte dibattito. Da un lato occorrono per fissare meglio i concetti imparati in classe (oppure per scoprire eventuali lacune), da un altro lato però è anche vero che gli studenti, una volta giunti a casa, sono esausti.

Se viene a crearsi questa duplice fazione composta da detrattori e sostenitori dei compiti a casa, è naturale che ci siano anche per quanto riguarda i compiti delle vacanze. I ragazzi devono continuare ad allenare la mente in questi giorni di festa oppure sarebbe meglio che riposassero in vista del nuovo anno?

compiti a casa li gestiscono gli insegnanti

Il Ministro Bussetti già ha le idee chiare, infatti ha annunciato: “Vorrei sensibilizzare il corpo docente e le scuole ad un momento di riposo degli studenti e delle famiglie affinché vengano diminuiti i compiti durante le vacanze natalizie. I compiti che gravano sugli impegni delle famiglie e quindi vorrei dare un segnale. Penso a questi giorni di festività e ai ragazzi e alle famiglie che vogliono trascorrerle insieme”.

Ovviamente, quanto detto dal Ministro, intende essere una sorta di consiglio. Ma i fraintendimenti però potrebbero nascondersi dietro l’angolo. La scuola dispone di una propria autonomia per quanto riguarda la libertà di insegnamento. Un intervento del genere rischierebbe di essere dannoso e compromettere l’intero sistema.

Perché? Perché il tutto rischia di trasformarsi in un’istruzione di Stato. A sottolineare quanto detto, ci pensa Stefano d’Errico, segretario Nazionale Unicobas: “È bene che Bussetti faccia il Ministro, il codice deontologico dei docenti lo devono scrivere i docenti. Sarebbe come se il ministro della sanità suggerisse ai medici i farmaci da prescrivere”.

Ha quindi aggiunto: “Bussetti dovrebbe far ben altro: intanto portare i docenti fuori dalla sfera impiegatizia e fornire al sistema scolastico programmi e ordinamenti degni di questo nome e validi per tutto il territorio nazionale, smettendola anche di pensare alla regionalizzazione”.

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