Mutismo Selettivo, Questo Sconosciuto: Ecco Tutto Ciò che Bisogna Sapere

Ho già scritto alcuni articoli sul Mutismo Selettivo su Your Edu Action, li ho scritti come persona che si occupa di questo disturbo da molti anni, come traduttrice, editrice e come organizzatrice di Formazioni. Ho sempre specificato che tutte le informazioni e i consigli che diffondo sono il “frutto” di tutto quello che ho imparato dalle Psicoterapeute con le quali ho l’onore di collaborare.

Ora credo sia arrivato il momento di approfondire il tema del Mutismo Selettivo, stavolta però intervistando direttamente gli esperti e poiché l’argomento è vastissimo ne parleremo in una serie di articoli.

Iniziamo con la Dottoressa Federica Trivelli, che ha il suo studio a Torino, uno delle tre sedi dello Studio S.m.a.i.l (Selectiv Mutism and Anxiety Italian Lab).

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Domanda: Dottoressa Trivelli le pongo subito una domanda diretta che ci permetterà di entrare subito nel mondo complesso del Mutismo selettivo, potrebbe spiegarci cos’è il Mutismo Selettivo?

Risposta: Il Mutismo Selettivo è un disturbo multidimensionale dell’infanzia, che è inserito nel DSM 5 e nel ICD10 e viene definito come “la persistente impossibilità di parlare in situazioni sociali specifiche mentre in altre situazioni parlare risulta possibile”. Che vuol dire? Vuol dire che il bambino può parlare tranquillamente a casa con i genitori, con la sorellina, il fratellino, mentre a scuola, o in altre situazioni non riesce a farlo.

Domanda: Quali sono gli elementi per diagnosticare il Mutismo Selettivo.

Risposta: Per essere diagnosticato il Mutismo Selettivo deve perdurare almeno un mese, e non deve essere limitato al primo mese di scuola, perché questo è il momento in cui tutti i bambini sperimentano e vivono livelli d’ansia più elevati del solito, e quindi potrebbero non riuscire a esprimersi (per esempio primo mese scuola dell’Infanzia) per motivi di adattamento a quella che potremmo definire “l’entrata in società”. Se il silenzio perdura oltre il primo mese di scuola, oltre all’adattamento, allora bisogna davvero fare attenzione, drizzare le antenne e verificare, perché potrebbe trattarsi di Mutismo Selettivo.

Domanda: Dottoressa dire che il bambino che soffre di Mutismo Selettivo non comunica assolutamente è sbagliato o è giusto?

Risposta: È sbagliato! È importante comprendere che se il bambino non comunica attraverso una normale verbalizzazione, non vuol dire che non abbia alcun intento comunicativo, comunica attraverso i gesti, tirando o spingendo l’interlocutore, scuotendo il capo per dire sì o no, può emettere suoni monosillabici, corti, monotoni, o con voce alterata. Comunicano comunque, vogliono farlo, anche se non riescono “a far uscire le parole”.

Domanda: In linea generale potrebbe dirci quali sono gli elementi generali per poter diagnosticare il Mutismo Selettivo?

Risposta: Per poter porre la diagnosi l’incapacità di parlare non deve essere dovuta al fatto che non si conosce la lingua, o non si comprende il tipo di linguaggio richiesto dalla comunicazione sociale presente in quel contesto come può essere la scuola.

Domanda: Cosa provoca il Mutismo Selettivo?

Risposta: Alla base del mutismo selettivo c’è l’ansia, quindi possiamo affermare che il Mutismo Selettivo è un disturbo d’ansia, infatti nel DSM 5 il Mutismo Selettivo lo si trova finalmente nel grande capitolo dei disturbi d’ansia. L’ansia è una condizione di generale attivazione delle risorse fisiche e mentali del soggetto, non è sempre patologica, lo diventa,se vengono superati i limiti, quando si supera la finestra di tolleranza che è personale e diversa da individuo a individuo. Quando il limite di tolleranza viene superato, l’ansia anziché produrre un effetto di ottimizzazione delle prestazioni come avviene quando è fisiologica, compromette l’efficienza funzionale del soggetto.

Domanda: In pratica l’ansia e la paura le proviamo tutti,in situazioni particolari sono risposte automatiche e difensive, che se non si supera una determinata soglia, sono utili, per esempio mi permettono di fuggire in caso di pericolo, il problema sorge quando nel caso del Mutismo Selettivo, questa soglia viene ampiamente superata.

Risposta: Esatto! Quando i bambini con Mutismo Selettivo si trovano in situazioni che provocano ansia o paura sperimentano una iperattivazione fisiologica, una momentanea impossibilità di parlare, di pensare, e possono arrivare a quello che viene detto freezing ipertonico, vale a dire un irrigidimento, il completo blocco muscolare. Molti insegnanti possono confermarlo spesso questi bambini oltre a non parlare, hanno un mimica facciale ridotta, sembrano non avere alcuna espressione o emozione, si muovono poco, ovviamente non è così, anzi è tutto il contrario, proprio per questo accumulo di emozioni, lo stato emotivo supera la soglia di tolleranza.

Ovviamente è difficile distinguere l’ansia dalla paura, la paura è un’emozione primaria, si ha paura quando si pensa che qualcuno ci possa fare del male, entrambi portare ad una attivazione dell’organismo. Un bambino piccolo difficilmente può avere la capacità di separare il concetto d’ansia e quello della paura, e dire “mi sento in ansia perché devo andare a scuola”, è più frequente che ci dica semplicemente “ho paura e quindi non riesco a parlare”.

Domanda: È verissimo Dottoressa Trivelli sono sicura che molti lettori, genitori di bambini con Mutismo Selettivo possono confermare che i bambini non sanno spiegare il perché non parlino, e la parola che definisce in breve quello che provano spesso è proprio “ho paura”! Quindi come è scritto in un libro “bambini diversi in contesti diversi”?

Risposta: Sì per questi bambini, la paura è contesto dipendente e quando appare è costante, non si adattano quella situazione, non riescono ad abituarsi come avviene normalmente, nel loro caso va al di là del controllo volontario e conduce il bambino a sperimentare come unica strategia l’evitamento.

Domanda: Vogliamo ricordare e riassumere le caratteristiche cliniche e specifiche?

Risposta: Le caratteristiche cliniche generali riportano: l’impossibilità di parlare, la mimica inespressiva, una paralisi motoria, povertà espressiva, in alcuni casi sia di disegni o a livello di temi quando sono più grandi, alcuni possono avere difficoltà a scrivere perché scrivere vuol dire esprimere quello che si ha dentro e questo può spaventare.

Domanda: Dottoressa questo immagino sia in linea generale, per fortuna non è sempre vero anzi conosco bambini e ragazzi che sono particolarmente creativi e che scrivono tantissimo e disegnano molto bene, anzi il disegno e la scrittura compensano e sostituiscono la comunicazione verbale. Il silenzio e la capacità di osservare credo che affinino e favoriscano lo sviluppo della creatività in coloro ovviamente che hanno una particolare predisposizione, vero?

Risposta: Concordo perfettamente ogni bambino, ogni ragazzo con Mutismo Selettivo è diverso dall’altro, ha una sua storia e un suo percorso. La possibilità di superare il blocco emotivo, che permette di tornare ad esplorare non solo l’ambiente esterno ma anche quello interno, consente spesso di far emergere una buona creatività

Domanda: Parliamo di Mutismo “ selettivo”, esiste una regola nella selezione degli interlocutori?

Risposta: No, non c’è una regola. La selezione degli interlocutori può essere più o meno è varia: ci sono bambini che parlano solo con i genitori e i familiari ( fratelli e sorelle), bambini che parlano con i genitori, fratelli e sorelle ma non con gli altri familiari (nonni, zii), bambini che parlano con mamma e papà i loro pari e non con gli insegnanti, bambini che parlano solo con gli adulti conosciuti e non con gli adulti sconosciuti.

Domanda: In che misura il Mutismo Selettivo compromette il rendimento scolastico?

Risposta: Il Mutismo Selettivo può compromettere il rendimento scolastico e sociale e se questo non è riconosciuto e trattato può portare un grande disagio al bambino e alla famiglia, si dice che questo disturbo possa portare anche una compromissione educativa perché se non capiscono una consegna di un compito non chiederanno mai spiegazioni; sono bambini che non riescono a chiedere nulla , non possono chiedere di andare in bagno, non posso chiedere dell’acqua se hanno sete, non possono chiedere aiuto se si sentono male.

Spesso sono bambini che vanno molto bene a scuola, ma l’impossibilità di parlare provoca un calo del rendimento. Io vorrei che fosse chiaro un concetto importantissimo, questi bambini HANNO UN GRANDE DESIDERIO DI PARLARE, VORREBBERO COMUNICARE, MA SONO IMPOSSIBILITATI A FARLO, questo grande desiderio di comunicare innesca un circolo vizioso perché più vorrei parlare, più mi sale l’ansia perché non riesco e più mi blocco! E da questo poi parte l’imbarazzo sociale, l’isolamento, in alcuni casi anche scatti di collera dovuta all’estrema necessità di controllare l’ambiente.

Domanda: Statisticamente ci sono differenze tra maschi e femmine?

Risposta: Il Mutismo Selettivo è leggermente più comune nelle femmine che nei maschi ma questo non si trova nei manuali diagnostici ma è frutto della nostra esperienza clinica.

Domanda: Mutismo Selettivo e bilinguismo, quale relazione?

Risposta: Capita spesso, nel corso delle formazioni, che le insegnanti ci parlino di casi Mutismo Selettivo in bambini bilingue spesso appartenenti ad un‘altra cultura. Certo questo non vuol dire che tutti i bambini bilingue ne soffrano! In alcuni casi però possono vivere una situazione di isolamento, nel senso che a casa e soprattutto con la mamma parlano esclusivamente la loro lingua, impararne un’altra può essere vissuto come un tradimento nei confronti della figura materna (che magari ancora non ha la possibilità di parlare e comprendere la lingua del luogo), oppure possono aver paura di non parlare bene la lingua e questo porta ad un senso di inadeguatezza e quindi al blocco.

Domanda: Dottoressa per chiudere questo primo “capitolo” sul Mutismo selettivo vorrei ricapitolare: il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia; non c’è alcuna volontà nel silenzio, anzi il bambino vorrebbe comunicare, parlare, socializzare ma è impossibilitato a farlo. Il silenzio è un sintomo, non è il parlare che provoca l’ansia. Mi conferma questi concetti fondamentali?

Risposta: Certamente! Non è il parlare che provoca l’ansia, il mutismo serve a controllare l’ansia, sono le aspettative , le condizioni esterne che portano al blocco verbale e a volte anche a quello motorio. Attribuire intenzionalità nel mantenere il silenzio non fa altro che creare un ambiente di colpevolizzazione e di pressione che ostacola la costruzione di un ambiente favorevole all’emergere delle parole.

Il mutismo selettivo non ha un origine traumatica. Il mutacismo secondario ad un trauma, quello provocato da un trauma esiste certo, e può portare ad un periodo variabile più o meno lungo di mutacismo che non è contesto dipendente, potremmo dire che sia totale. Invece quello che noi sappiamo con certezza è che all’origine del Mutismo Selettivo c’è l’ansia.

Il Mutismo Selettivo può essere considerato la punta di un iceberg, e a noi interessa tutto quello che sta sotto il pelo dell’acqua, cioè sotto il comportamento manifesto, cioè la paura, memoria selettiva per i propri errori (i bambini ricordano solo cose che non riescono a fare, o l’episodio che l’ha messo in imbarazzo, o il brutto voto) , la sensazione di inaiutabilità, il basso livello di autostima,l’ inadeguatezza, la vergogna, l’ansia, un basso livello di autoefficacia.


In programma ci sono due formazioni gratuite e aperte a tutti, una il 27 gennaio a Imperia, l’altra a Milano il 3 Marzo.
Una terzo appuntamento è in cantiere e si svolgerà probabilmente a Torino il 17 Marzo. Per informazioni scrivere a [email protected]


Autore articolo
Adriana Cigni

Adriana Cigni

Organizzatrice di incontri di formazione gratuiti sul Mutismo Selettivo in tutta Italia

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