La didattica a distanza, misura scolastica d’emergenza per evitare il contagio in ambiente scolastico, ha da sempre spaccato l’intero corpo docente sulla sua validità. Molti sono stati gli articoli sul tema e molti sono stati i dibattiti intorno ad essa.
Anche la scrittrice Paola Mastrocola in una articolo su La Stampa prova ad alimentare questa discussione. Pur condividendo i limiti del digitale, si spinge ad analizzare la situazione per quello che è: “non ci resta che la Dad. Didattica a distanza. Tutti barricati in casa e collegati in rete. Irretiti. Tenuti al guinzaglio da uno schermo: scuola virtuale. Non piace a nessuno (e vorrei vedere!). Tutti scendono in piazza a protestare. Tutti No-Dad. Vogliono le scuole aperte e le lezioni in presenza. Poco originale, ma sacrosanto“.
Ecco perché, secondo la scrittrice, “visto che i cantieri non li abbiamo costruiti e il virus non l’abbiamo debellato, perché non proviamo a ribaltare la frittata?”
INSEGNANTI, NON LAGNAMOCI
L’esortazione di Mastrocola si fa più forte, tanto da invitare tutti, se stessa compresa, a provare a “cambiare il mondo. Invece di lagnarti. A me pare un po’ sterile tutta questa lamentela sulle lezioni a distanza e conseguenti panegirici (talmente ovvi) sulla lezione in presenza. Proviamo ad approfittare degli aspetti positivi della faccenda. Far buon viso a cattiva sorte. Si dice così, no? Certo meglio andarci, a scuola, non c’è dubbio. Meglio la presenza che l’assenza. La scuola è teatro, e il teatro si fa dal vivo. Ma detto ciò, proviamo a vedere il possibile buono nella scuola a distanza (limitatamente ai momenti di crisi, proprio solo quando la galleria è franata!)“.
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VANTAGGI DELLE VIDEOLEZIONI
La videolezione, ad esempio è “registrabile e replicabile: se ti distrai te la rivedi. E la blocchi quando ti pare: per far altro, o prenderti una pausa, o meditare su quel che hai appena ascoltato senza ingolfarti. E poi, può esser fatta meglio di una lezione in presenza, spesso estemporanea e imprecisa. Per far bene una videolezione, un prof ci può mettere anche una settimana. E a quel punto può essere davvero una grande lezione“.
LA SOLITUDINE DELLO STUDENTE
Per quanto riguarda, infine, la “solitudine” casalinga degli studenti, impossibilitati a svolgere attività sociali in aula, “potremmo insegnar loro il lato buono della solitudine. Serve tantissimo a concentrarsi, a andar giù nel profondo delle cose, a studiare. Ecco, potremmo insegnare ai nostri figli e allievi a studiare!“.