Adotto “Più” e “Meno” in Abbondanza con una Motivazione Pedagogica ed Evito Mezzi Voti, Preferendo Assegnare 6/7 per Indicare che il 7 è Raggiungibile

Utilizzo “più” e “meno” in abbondanza, e la motivazione è sempre pedagogica, sotto la mia responsabilità; allo stesso modo, non assegno mezzi voti, ad esempio 6 1/2, ma 6/7, per dire che il 7 è vicino e raggiungibile.

mezzi voti

Penso – e so per esperienza ormai venticinquennale di insegnamento – che il voto, se utilizzato con saggezza e tatto pedagogico, senza fanatismi docimologi, rappresenta un’indicazione sintetica e un elemento di chiarezza sul lavoro svolto e sul punto in cui ci si trova con le conoscenze, chiarezza di cui non di rado le persone in crescita hanno un grande bisogno (nell’articolo che ripropongo qui lo spiega molto meglio di me lo psicoanalista Alessandro Zammarelli).

Mi chiedo piuttosto perché tante associazioni padronali premano per l’abolizione dei voti e il passaggio alla “certificazione di competenze”. Certo, ci vuole una bella forzatura logica per convincersi e voler convincere del fatto che una valutazione per quattro brutali livelli di “competenze” sia più sensibile di una valutazione numerica ricca di sfumature.

Il voto rappresenta dichiaratamente un’approssimazione, che richiede sempre l’integrazione della spiegazione. È importante che gli studenti imparino che a scuola esiste un compromesso pedagogicamente negoziabile tra una presunta oggettività assoluta, che non può esistere, e la confusività di “tabelle di valutazione” incomprensibili che servono solo all’autocompiacimento para-pedagogistico degli adulti (confusione ed esattezza, a ben vedere, sono due facce della stessa medaglia ideologica e lontana dalla realtà: non a caso prima di convertirsi alla causa dell’abolizione dei voti – da buoni conformisti – molti “esperti” di valutazione erano sostenitori di una docimologia “scientifica” astratta dalla relazione e dalla situazione educativa). Questo esercizio di approssimazione è prezioso in sé, insegna che esiste un’oggettività “più o meno” (tanto per restare in tema), relazionale, sempre discutibile e frutto di interpretazione, ma chiarificatrice.

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