Basta Bambini Adultizzati e Basta Scuola Primaria Secondarizzata, La Pessima Educazione di Oggi Trasforma i Bambini in Adulti Troppo in Fretta

Gli adulti che disprezzano la debolezza, mirano all’efficienza e al controllo, spesso hanno avuto un’infanzia difficile, segnata da un’educazione rigida e da alte aspettative dei genitori. Questi bambini, costretti a crescere troppo in fretta, sono vittime di un processo chiamato adultizzazione infantile. Questo significa che al bambino viene impedito di essere se stesso, e invece, deve cercare di portare felicità ai propri genitori, soddisfacendo le loro esigenze anziché viceversa.

Il concetto di “pedagogia nera”, coniato da Katharina Rutschky, sembra antiquato, ma in realtà continua a esistere sotto forme più subdole e silenziose. Le regole rigide e le punizioni fisiche sono state sostituite da pratiche educative altrettanto dannose.

Un bambino cresciuto in un ambiente autoritario ha difficoltà a esprimere se stesso. La negazione dell’infanzia comporta una mancanza di empatia e di comprensione emotiva. Alice Miller, una psicologa famosa, ha sottolineato come la mancanza di affetto nei confronti dei bambini possa influenzare il loro sviluppo, spingendoli a credere che qualsiasi mancanza o problema sia colpa loro.

L’adultizzazione infantile può essere causata da qualsiasi pratica educativa che impedisce al bambino di sviluppare una propria identità. Ad esempio, i genitori invadenti soffocano la crescita autonoma del bambino, aspettandosi un’obbedienza incondizionata anche quando il bambino è ormai adulto.

Il desiderio di perfezione, la paura di mostrare debolezza e la ricerca continua dell’approvazione sono sentimenti comuni tra coloro che hanno vissuto un’infanzia emotivamente trascurata. I bambini dipendono dai loro genitori per amore e affetto, quindi spesso sacrificano la loro individualità per soddisfare le aspettative dei genitori.

Questo comporta la negazione delle proprie emozioni, il rifiuto di esprimere tristezza, rabbia, e altre emozioni naturali. Questi sentimenti repressi danno forma a una personalità inadeguata ai propri bisogni, costruita su aspettative esterne.

Da adulti, coloro che hanno vissuto un’infanzia emotivamente trascurata spesso invalidano le proprie emozioni, proprio come facevano i loro genitori. Questa invalidazione continua e progressiva porta all’annullamento del proprio sé autentico, seppellito sotto doveri, obblighi e comportamenti finalizzati a piacere agli altri.

Il ricordo di questa mancanza affettiva rimane nell’inconscio, emergendo in situazioni che evocano quel dolore passato. Le critiche possono sembrare affronti personali, e la mancanza di una telefonata può evocare sentimenti di abbandono e solitudine. Tutto ciò può portare a una profonda sensazione di inadeguatezza.

Gli effetti dell’infanzia emotivamente trascurata si riflettono nella vita adulta. Alcune persone cercano di essere perfette e si autodefiniscono supereroi, cercando di compiacere gli altri in ogni modo possibile. Questa autoesigenza e l’incapacità di accettare i propri limiti possono portare all’odio verso se stessi e alla rabbia verso il mondo.

Per spezzare il ciclo di ripetizione, gli adulti devono affrontare il loro passato emotivo, riconnettersi con la propria vulnerabilità e accogliere il bambino interiore. Questo processo richiede consapevolezza e lavoro su se stessi.

In un mondo ideale, chi ha vissuto un’infanzia difficile non ripeterebbe gli stessi errori con i propri figli. Purtroppo, molti finiscono per perpetuare il ciclo, senza rendersene conto. Solo attraverso una presa di consapevolezza è possibile spezzare questa catena e dare una nuova prospettiva ai futuri genitori.

In conclusione, la felicità è un processo personale e non deve dipendere dall’approvazione degli altri. È importante riconoscere che tutto ciò che cerchiamo al di fuori di noi stessi, come l’accettazione e la perfezione, è già presente in noi. La consapevolezza di questo può portare a una vita più piena e soddisfacente.

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