La Cattedra Inclusiva Esiste Già


Nella mia pratica professionale, le affermazioni della dottoressa Evelina Chiocca, riguardo alla “cattedra inclusiva”, non corrispondono alla realtà della scuola.

Cattedra Inclusiva

“Il processo di inclusione da un po’ di tempo sembra procedere in modo sempre più stentato. Lo raccontano le cattive prassi, che segnano la quotidianità del fare scuola, come le classi differenziali di fatto, o la delega del processo inclusivo al solo docente per il sostegno, frutto di una deresponsabilizzazione sempre più diffusa. Gli interventi attivati in questi anni, seppur con l’intento di offrire un qualche appiglio, in realtà hanno contribuito ad ampliare sempre più quanto è stato cercato di contrastare”.

È questa infatti la nuova proposta, la “cattedra inclusiva“, contenuta in un progetto di legge, che è stata presentata durante il convegno promosso da AirDown (all’interno del progetto MICHI patrocinato dall’Università del Molise).

Non ho visto deresponsabilizzazione dei docenti di classe. Anche volendo, non potrebbero, essendo i soli responsabili della valutazione degli alunni, seppur bisognosi di sostegno. Di voti, note, PEI, PDP, scrutini e correzioni compiti. Che nelle loro classi hanno bambini e adolescenti con bisogni speciali e no. Alcuni, con insegnante di sostegno presente in classe, altri no, a discrezione degli alunni bisognosi o della famiglia. Ma il docente di classe non ha voce in capitolo, se la ragazza o il ragazzo abbia necessità o meno del sostegno, così come non può esprimersi sull’orario, che ogni docente di sostegno liberamente decide. Non ha aule o graduatorie riservate. Il docente di materia è là. Anche quando c’è da accompagnare un’ alunna per un’urgenza, se il docente specializzato non fosse nei paraggi. Non deve lasciare la classe? Culpa in vigilando? Allora ammetto, ho colpe. Colpe inevitabili, diciamo.

Bisognerebbe invece sinceramente interrogarsi sul tema “cooperazione” e sul carico di lavoro complessivo del personale nella scuola. Sulle diagnosi di comportamenti oppositivo-provocatori, così dannose e frequenti ormai, ma che non ricadono nei compiti del docente di sostegno, come altri problemi comportamentali e di disagio. Che ricadono invece sui docenti “non inclusivi”, o non collaborativi, come intende la dottoressa Chiocca.

Con l’osservazione che la questione vera del sostegno è l’aumento vertiginoso delle diagnosi. Che nella scuola italiana, che spende per alunno più o meno quanto il resto d’Europa, perdura il rapporto inversamente proporzionale tra studenti normodotati e con disabilità: se la denatalità si porta via circa 100.000 iscritti l’anno, la quantità di alunni che necessitano del docente di sostegno continua a salire. I numeri ufficiali ci dicono che nell’ultimo triennio gli alunni disabili sono cresciuti di oltre 21mila unità, raggiungendo oggi la considerevole quota di 311.201 iscritti.

Nonostante il boom di diagnosi e il boom che vi è stato anche tra i docenti di sostegno, per i quali lo Stato spende ormai oltre 5 miliardi l’anno, i casi aumenteranno ancora, caleranno inevitabilmente gli alunni normodotati, e altri ne serviranno. L’Ufficio di statistica del Ministero qualche giorno fa ha rilevato che gli insegnanti di sostegno sono 194.481, compresi quelli “in deroga”, un dato peraltro anche in difetto perché in questo periodo dell’anno in via di aggiornamento e continua integrazione da parte degli Uffici scolastici. Un vero esercito, ma mai sufficiente.

E quindi, rendiamoci conto che la “cattedra inclusiva” di fatto esiste già, ed è quella delle migliaia di insegnanti che cercano insieme tutti i giorni di affrontare un’emergenza sociale. Che la scuola è sola, i docenti sono troppo spesso soli, e gli esperti esterni dovrebbero supportarli “sul campo”. Aiuti concreti, alle famiglie che chiedono, giustamente, e a chi lavora coi giovani.

E poiché, come ricorda la dott.ssa Chiocca giustamente …”ogni insegnante, specializzato o non specializzato per il sostegno, è, di fatto, insegnante di tutti gli alunni della classe a cui è stato assegnato”, facciamola valere veramente, questa regola. Per tutti.

Simonetta Lucchi

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