Siamo nell’Era dell’Insegnante Operaio che Non Spiega e Non Interroga e che Mette Voti Alti in Modo da Far Contenti Tutti, dai Presidi alle Famiglie

Nel mondo della scuola, si assiste all’emergere della figura del “docente operaio”, un insegnante cui è richiesto di abbandonare il compito di spiegare o interrogare gli studenti, per concentrarsi esclusivamente sulla creazione di progetti e soprattutto sull’assegnazione sistematica di voti sempre più alti. Questa pratica sembra essere volta a soddisfare i desideri dei dirigenti scolastici, creando un’atmosfera di apparenza e ottimismo.

La legge 107, nota come “Buona Scuola”, ha introdotto un profondo cambiamento nel sistema educativo italiano, ma è stata oggetto di aspre critiche. Molti ritengono che questa legge sia stata dannosa, trasformando l’istruzione in un sistema basato su statistiche e percentuali, piuttosto che sulla qualità dell’apprendimento. I dirigenti scolastici, per dimostrare il successo del sistema, sono costretti a fare affidamento su dati quantitativi, perdendo di vista l’essenza dell’educazione.

Questa situazione non può essere attribuita agli insegnanti, ma è il risultato di un sistema educativo malato, ipocrita e falso che illude gli studenti, facendoli sembrare competenti grazie a voti elevati, ma senza una vera conoscenza. La “Buona Scuola” ha creato una realtà in cui la quantità di voti è diventata più importante della qualità dell’istruzione.

Per risolvere questa situazione, è fondamentale tornare al cuore dell’istruzione, che è il lavoro quotidiano e silenzioso svolto dai docenti nelle aule. Gli insegnanti devono essere liberi di assegnare voti che riflettano il vero apprendimento degli studenti, senza paura di rappresaglie da parte dei dirigenti. Quando uno studente non ha studiato a sufficienza e l’insegnante ha fatto tutto il possibile per aiutarlo a migliorare, assegnare un voto basso è un atto di responsabilità, in quanto aiuta lo studente a riconoscere le proprie limitazioni.

Inoltre, è fondamentale rivalutare il ruolo del dirigente scolastico, facendo tornare alla figura del “Preside” in cui c’è una maggiore umanità. Questa figura non dovrebbe essere vista come un burocrate concentrato esclusivamente sui numeri, ma come un educatore e guida per la scuola. La scuola deve restare umana, altrimenti il sistema diventerà un’autocrazia che porta a un regime tirannico, minando i valori democratici dell’istruzione. La voce “Restate umani” dovrebbe risuonare sempre più forte per ricordare l’importanza di mantenere l’umanità nell’ambiente scolastico.

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