Recentemente il quotidiano La Tecnica della Scuola ha discusso del caso delle mamme influencer, membri del famoso duo sui social Mammadim***a, composto da due donne che offrono una prospettiva unica e non convenzionale sulla genitorialità e il ruolo delle donne nella famiglia. Queste mamme hanno avviato una petizione per cambiare il calendario scolastico italiano, che ritengono abbia una pausa estiva troppo lunga.
Oggi, una delle due influencer ha affrontato un altro problema comune nelle scuole: il numero elevato di supplenti. Ha sottolineato che la scuola dovrebbe concentrarsi maggiormente sugli studenti, anziché relegarli in secondo piano. La continuità nell’insegnamento non sembra essere una priorità nella scelta dei supplenti, ha lamentato.
Inoltre, ha incoraggiato i genitori a fare sentire la propria voce e a valutare i docenti. Ha sottolineato che è nostro dovere, in quanto tutori dei nostri figli, cercare di influenzare positivamente l’istruzione dei nostri bambini. Dopo tutto, stiamo pagando per questo servizio e dovremmo avere il diritto di esprimere le nostre opinioni. Ha suggerito che sarebbe utile avere un sistema di valutazione per gli insegnanti, simile a quanto avviene in molti altri settori.
Nel frattempo, la petizione ha ottenuto un notevole successo, con quasi 20.000 firme raccolte finora. Anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, ha mostrato il suo sostegno firmando la petizione e condividendo la sua opinione su Twitter. Ha sollevato il punto fondamentale sulla lunghezza della pausa estiva nelle scuole italiane, sottolineando che è più lunga rispetto alla maggior parte degli altri paesi. Questa lunga pausa estiva può creare difficoltà per le famiglie che non riescono a conciliare il lavoro e la cura dei figli, contribuendo così a un divario di opportunità tra gli studenti. Gori ha suggerito la necessità di rivedere il calendario scolastico e introdurre l’istruzione a tempo pieno in tutte le scuole dell’obbligo, al fine di migliorare l’educazione, contrastare il disagio degli adolescenti e promuovere l’uguaglianza di opportunità.
