Vicari: “I Genitori Non Possono Pretendere che gli Insegnanti Facciano Tutto Ciò che Loro Non Hanno Voglia di Fare. Educazione Emozionale? A Casa”

Che succede ai giovani di oggi? Da dove provengono queste continue difficoltà e aggressività? Orizzonte Scuola ha discusso di questo con il Professor Stefano Vicari, Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Vicari

Professor Vicari, le notizie di cronaca mettono in luce un malessere profondo nei giovani che spesso sfocia in violenza verso se stessi o gli altri. Lei ha lanciato l’allarme su questo disagio, ci può dire come stiamo affrontando la situazione e se si stanno prendendo misure concrete per aiutare questi ragazzi?

Effettivamente, secondo me, stiamo affrontando un’emergenza reale, con un aumento significativo di richieste di aiuto per casi di autolesionismo. Tuttavia, è importante notare che non tutti gli atti violenti sono causati da disturbi mentali. Non possiamo generalizzare e medicalizzare ogni comportamento aggressivo, poiché non tutti coloro che manifestano aggressività hanno necessariamente un disturbo mentale.

Inoltre, va sottolineato che le persone con disturbi mentali non sono per forza più violente di coloro che non li hanno. Gli episodi di violenza sono sostanzialmente gli stessi sia tra coloro con disturbi mentali che tra coloro senza. Dobbiamo smettere di associare automaticamente la violenza a un disturbo mentale, poiché questo è uno stereotipo non sempre veritiero.

Per quanto riguarda le azioni concrete, purtroppo, c’è ancora poco in atto. La consapevolezza e l’attenzione ai disturbi mentali nei giovani sono limitate, e i servizi sul territorio, specialmente quelli di primo incontro, sono carenti. Dovremmo concentrarci di più sull’identificazione precoce dei disturbi mentali nei bambini e negli adolescenti, anziché aspettare che diventino cronici.

Un aspetto critico è la mancanza di risorse e strutture per affrontare situazioni gravi o successive a episodi traumatici. C’è urgente bisogno di una politica che si preoccupi della salute mentale dei ragazzi e fornisca risposte adeguate per la cura dei disturbi mentali.

Attualmente, si sta discutendo molto sull’introduzione dell’educazione emotiva a scuola. Cosa ne pensa di questo approccio? Ritiene che stiamo commettendo un errore focalizzandoci su un’educazione separata dalla complessità della vita quotidiana e delle relazioni?

Nonostante io non sia un pedagogista o uno psicologo, ritengo che stiamo eccessivamente settorizzando l’educazione. Dobbiamo evitare di considerare l’educazione come qualcosa separato dalle relazioni affettive e dal rispetto reciproco. Non possiamo trasferire completamente alla scuola il compito che spetta ai genitori nell’educare i loro figli. L’educazione dovrebbe abbracciare tutti gli aspetti della vita, inclusi l’affetto, il rispetto per gli altri e le relazioni quotidiane.

Parlando di famiglia, molti genitori oggi affrontano difficoltà nell’educare i loro figli, spesso a causa dell’assenza dovuta al lavoro e all’invadenza della tecnologia nelle dinamiche familiari. Qual è il pericolo di questo aspetto e quali conseguenze dobbiamo aspettarci?

La crescente dipendenza dai dispositivi elettronici e dai social media è un problema serio e spesso sottovalutato. I bambini passano molte ore al giorno su dispositivi digitali, a scapito di attività più creative e stimolanti. Questo non solo limita la loro crescita, ma può anche contribuire a disturbi del sonno, con gravi ripercussioni sulla salute mentale.

I genitori devono essere consapevoli del pericolo ed educare i loro figli sull’uso responsabile di dispositivi digitali. L’uso eccessivo di questi strumenti può portare a deprivazione del sonno, influenzando negativamente la salute mentale dei giovani. Dobbiamo affrontare questo problema per evitare che diventi una minaccia ancora più grave.

Infine, abbiamo parlato di come famiglia e scuola debbano rivisitare l’educazione affettiva. Nota un aumento dell’ansia da prestazione in vari contesti, come scuola, sport e musica. Quando abbiamo smesso di pensare che i bambini dovrebbero prima di tutto divertirsi?

Esattamente, il focus dovrebbe essere sulla trasmissione del piacere nell’approcciarsi alle cose, anziché concentrarsi esclusivamente sulla prestazione. La scuola dovrebbe essere un luogo in cui i bambini imparano a godere della conoscenza, non solo a dimostrare competenze. La pressione eccessiva sulla prestazione può contribuire all’ansia da prestazione, ed è essenziale riscoprire il piacere di apprendere.

In generale, famiglie e scuole devono favorire relazioni autentiche e piene di piacere, piuttosto che obblighi e doveri. L’educazione dovrebbe abbracciare il rispetto reciproco, l’autostima e l’autonomia, con l’obiettivo di aiutare i giovani a scoprire la propria vocazione anziché imporla.

In conclusione, i genitori devono essere consapevoli del loro ruolo e delle responsabilità che comporta. Non dovrebbero cercare di essere amici dei loro figli, ma fornire una guida e un sostegno nel percorso di crescita. Accettare il cambiamento e dare ai giovani la libertà di differenziarsi è fondamentale per il loro sviluppo sano.

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