Come ben sappiamo l’educazione scientifica prende avvio molto presto nella scuola dell’infanzia e poi in quella primaria attraverso le osservazioni e le rappresentazioni del mondo circostante.
L’insegnamento/apprendimento della fisica nel primo ciclo di istruzione è affidato a docenti che non hanno un’adeguata preparazione e che nella maggior parte dei casi trasmettono informazioni in modo assertivo e dichiarativo, spesso adottando modelli riportati in libri di testo. Questo fa sì che, anche in un contesto innovativo, vengano utilizzate strategie educative tradizionali e stili di insegnamento superati.
L’attuale contesto sociale è sempre più complesso ed evidenzia la richiesta di una nuova professionalità del docente, costituita da un articolato insieme di competenze. L’insegnante assume così il ruolo di mediatore culturale in grado di realizzare nuovi percorsi didattici capaci di stimolare autonomi processi di apprendimento.
Studi recenti hanno mostrato come molti dei problemi di apprendimento dei ragazzi sono determinati dall’insegnamento astratto della disciplina.
I laboratori presenti nelle scuole, spesso vengono tralasciati dalle attività curriculari poiché molti materiali di laboratorio sono difficili da utilizzare, fragili, o troppo costosi.
Questi fattori rendono quasi impossibile l’impiego di attività sperimentali in classi troppo numerose, a causa delle scarse risorse economiche da parte delle scuole.
Per impedire ciò è possibile creare esperimenti hands-on utilizzando materiali low-cost (anche riciclati), di semplice reperibilità. Utilizzando come materiali didattici oggetti appartenenti alla vita quotidiana, l’interesse aumenta notevolmente, poiché rievoca oggetti e contesti ludici familiari agli
studenti. Molte di queste attività possono essere facilmente riprodotte a casa, consentendo agli studenti di approfondire spontaneamente il processo di formazione in un contesto assolutamente informale quale può essere appunto quello familiare o extrascolastico.
Le attività hands-on si pongono quindi come un elemento chiave nella risoluzione delle problematiche non soltanto relative allo scarso interesse da parte degli studenti ma, offrono la possibilità di rendere la disciplina più intrigante e concreta per tutti gli studenti di ogni livello.
Personalmente ho avuto modo di sperimentare tale metodologia didattica in due classi quinte di scuola primaria, attuando un’analisi approfondita dei nodi concettuali in elettrostatica. Il percorso sperimentale ha stuzzicato la naturale curiosità e consentito di avvicinare alla fisica anche i bambini, fornendo così la possibilità di presentare fenomeni sotto forma di giochi, in modo divertente ed eccitante.
L’intera sperimentazione è stata inerente al fenomeno di elettrizzazione per strofinio, per contatto e per induzione prevedendo, l’analisi di alcuni fenomeni naturali e gli esiti dei relativi esperimenti.
L’attività è stata proposta attraverso la strategia didattica PEC (previsione-esperimento-verifica), partendo sempre da osservazioni della realtà, seguite da domande relative ai fenomeni, come guida di riflessione per i bambini, con lo scopo di dare una spiegazione su quanto osservato e quindi di formulare delle ipotesi da verificare.
I singoli esperimenti sono stati affiancati da schede di lavoro (che hanno implementato le attività sperimentali dell’Inquiring Based Learning). Per facilitare l’apprendimento la classe è stata divisa in gruppi, utilizzando quindi una variante del cooperative learning.
Così, utilizzando materiale molto semplice come un palloncino gonfio d’aria e un panno di lana, i bambini hanno potuto “vedere” gli effetti della carica.
Altro esempio molto gradito ai piccoli è stato l’utilizzo di una penna elettrizzata su un panno di lana avvicinata a piccoli pezzi di carta; una vera e propria “magia” “con i pezzi di carta che saltano”. Gli esempi di esperimenti elettrostatici sotto forma di attività ludica sono molteplici, e fanno leva sulla curiosità circa il mondo che ci circonda.
Alla luce della mia esperienza potrei affermare che il segreto del successo di ogni insegnante è il coinvolgimento. Infatti, se egli riesce a trovare delle modalità coinvolgenti di costruzione dei saperi, in particolare delle materie scientifiche, riuscirà a rendere più “leggero” e interessante l’apprendimento di ogni cosa, ma allo stesso tempo darà importanza e dignità all’ambito disciplinare portando con sé il piacere di imparare
Saveria Fulginiti, docente di scuola primaria con “specializzazione nelle attività didattiche per bambini in situazione di handicap”. Laureata con una tesi in didattica della fisica nella scuola primaria.