Se c’è qualcosa che caratterizza queste ultime settimane, è sicuramente l’incertezza. L’Italia, infatti, si è divisa in due fazioni. Da una parte, vi è chi ritiene la necessità di tornare alla normalità e riaprire le scuole che erano state chiuse, in via precauzionale, per evitare l’ulteriore diffusione del coronavirus.
Dall’altra parte, invece, ci sono tutti coloro che ritengono che gli Istituti debbano continuare a rimanere chiusi, finché non cessano i casi positivi al virus. In quest’ultima fazione, si colloca Vittorio Demicheli, epidemiologo dell’Unità di Crisi della Regione Lombardia.
![vittorio demicheli](https://www.youreduaction.it/wp-content/uploads/2020/03/vittorio_demicheli.jpg)
Intervistato dal Corriere della Sera, l’epidemiologo ha spiegato perchè sia necessario che le scuole continuino a rimanere chiuse. Demicheli ha dichiarato: “La priorità resta quella di limitare i contatti tra le persone. Questa è l’unica strategia per allentare il virus“. In effetti, il coronavirus non causa una sintomatologia particolarmente grave nel 90% dei casi. Però, secondo l’esperto, bisogna tutelare prioritariamente quel 10% dei pazienti, che invece finiscono in terapia intensiva.
A ciò, si aggiunge anche il fatto che gli ospedali situati nei pressi dei focolai sono quasi al collasso. Da questo consegue anche il fatto che i posti letto nei reparti di Rianimazione sono sempre meno e rischiano di essere insufficienti. Altro dato da tenere in considerazione: il 10% delle persone risultate positive al virus sono infermieri e medici.
Vittorio Demicheli ha aggiunto: “Il caso di Codogno, dove il contagio continua a essere 5-6 casi al giorno come all’inizio, ci dimostra che intervenire dopo serve a poco. La corsa del virus ormai è partita. Se invece che nel Lodigiano, dove comunque ci sono solo 50mila abitanti, la stessa situazione succedesse a Milano, sarebbe un disastro. È il motivo per cui è fondamentale agire prima“.
Per l’epidemiologo, dunque, ciò che deve essere fatto ora è limitare i contatti tra le persone, a partire da quelli che potrebbero avvenire a scuola: “L’obiettivo è rallentare i contagi in modo da portarli a uno a uno, cioè con una persona che ne infetta un’altra e non due come adesso. Per farlo, bisogna limitare i contatti“.
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