La musica rap è per natura la cosiddetta “musica della strada”. Nei testi viene spesso espresso il disagio delle generazioni più giovani che non riescono a ritagliarsi il dovuto spazio all’interno della società. È normale quindi che questo genere musicale abbia un certo appeal nei ragazzi in età scolastica.
Molti, affascinati da questo genere musicale ritenuto semplice nell’esecuzione, finiscono quindi a non essere solo degli ascoltatori, ma diventano dei veri e propri esecutori.
Questo genere però non conosce limiti sociali, e ne è l’esempio Pietro. Questo nome probabilmente non vi dirà nulla ma, rivelando il cognome, tutto sarà più chiaro. Pietro Morandi, figlio di Gianni Morandi, ha intrapreso la carriera musicale ma distaccandosi totalmente dalle orme del padre.
«Se è difficile essere figli d’arte? –racconta Pietro all’Huffington Post- Vedo più vantaggi che problemi, non sono una vittima. Certo, la continua presenza del padre nella tua vita, emotivamente, è un peso. Io sono un tipo di città, lui di campagna. Poi lui è iperattivo ed è molto più social di me. Chi mi chiede di duettare con lui non ha capito niente».
Pur avendo la strada spianata, il ragazzo di 22 anni ha deciso di farsi le ossa per conto suo, tenendo nascosta al padre per molti anni la sua passione musicale. Il rapper dunque parla dei suoi testi: «Nei miei testi parlo della mia ribellione. Vengo da un ceto altoborghese, ma non mi sono mai sentito tale. Anzi, sono finito a fare rap, un genere ribelle per natura, di strada. Sentivo che la sua forza mi raccontava».
Vita agiata? Sicuramente, ma non tutto gli viene servito su un piatto d’argento. Il papà infatti è stato categorico: «Se non studi, non vedi un euro». Parole che rivestono una certa importanza ed un certo impegno genitoriale. Nonostante le possibilità di fare una vita agiata, il padre tiene molto all’istruzione del figlio. Lo incoraggia sì a proseguire nella sua carriera musicale, ma sottolinea come sia importante proseguire gli studi.
Pietro dunque conferma che il papà lo aiuta davvero in maniera limitata economicamente: «Per il mio primo video ho speso 200 euro di tasca mia. Divido una Fiat con mia madre e non voglio regali. Così riesco a stare in pace con me stesso».