Da quando è stata confermata l’eliminazione della traccia di storia alla maturità 2019, si è molto discusso sui motivi che hanno portato a questa decisione. Su Repubblica.it troviamo un lungo e dettagliato articolo sull’insegnamento della storia e sul fatto che, come scrive Simonetta Fiori, il rischio estinzione non riguarda solo il nostro paese.
Arriviamo così alla conclusione che la “storia ha perso potere accademico perché non garantisce carriere brillanti. E perché non sempre è insegnata in modo accattivante e aggiornato”. Secondo Giovanni Gozzini, ordinario di Storia della globalizzazione a Siena, “[..] la storia dovrebbe essere trattata come una scienza applicata, non più come cenacolo per pochi eletti. Chi erano i barbari, i migranti di allora? E la persecuzione novecentesca cosa ha significato per la vita delle famiglie ebree? E non è vero che gli studenti siano più ignoranti: bisogna trovare le chiavi per portarli dalla tua parte”.
Andrea Graziosi, storico che ha presieduto l’Agenzia della valutazione universitaria fino al 2018, afferma che “[…] per ragazzi che vanno su Netflix e viaggiano per il mondo, non sono più sopportabili le lezioni sul Risorgimento in una prospettiva solo italiana”.
Il Ministro Bussetti aveva dichiarato che se non ci sarà più la traccia specifica di storia, è perché questa materia sarà presente in maniera trasversale come riferimento in tutte le proposte offerte allo studente candidato alla maturità. L’articolo di Repubblica, andando più a fondo, si chiede se l’interesse per la storia non sia colpa anche di una “narrazione che mette sempre al centro l’Occidente”.
Sottolinea inoltre che “i racconti storici hanno sempre una prospettiva particolare e talvolta di parte”. Malgrado ciò, in un prossimo futuro ignorare la storia può essere molto pericoloso, poiché la conoscenza della storia si lega allo svolgimento consapevole della cittadinanza, all’organizzazione del pensiero e all’esercizio della democrazia.
Ecco quindi cosa bisogna fare: “Per evitare il naufragio, non ci resta che rimetterci a studiare il passato, anche per la prova di maturità”.