Lettera di un’Insegnante a Renzi…

Caro Matteo Renzi,

 

non venderò la mia professionalità e la mia libertà di insegnamento per 60 euro ogni 3 anni, non sgomiterò con il coltello fra i denti contendendomi con i colleghi l’ultimo incarico, progetto o corso di aggiornamento per riempire il mio portfolio di crediti e meriti fittizi, non vagherò di scuola in scuola elemosinando avanzi di crediti lasciati da colleghi distratti o immeritevoli, per farmi bella sul loro essere meno che “mediamente bravi” (che orrore!) e, come deus ex machina, elevare l’infimo livello della loro scuola… e ancora non mi esporrò in vetrina nello shopping online del Registro Nazionale aspettando che qualche Dirigente compiacente noti la lunghezza del mio curriculum per mettermi nel suo carrello acquisti e inserirmi nella squadra dei suoi favoriti.

 

lettera di un insegnante a Renzi

 

Non era questo che mi aspettavo da te quando parlavi di valorizzazione del nostro lavoro, non era questo il premio che mi aspettavo dopo 22 anni di lacrime e sudore fra le macerie di quella scuola che avete demolito pezzo per pezzo e non era questo che dovevi farci se davvero volevi una “buona scuola”… sai cosa mi piace della tua riforma? Nulla!

 

La vedo come l’ennesima maldestra manovra aziendalistica di smantellamento della scuola pubblica con l’aggravante di un impianto “punitivo” per noi docenti, considerati alla stregua di merce di scambio fra dirigenti, mano d’opera a buon mercato da vendere e comprare al fine di creare una corte personale con affinità elettive di cui poter disporre a piacimento, scegliendo dagli spalti il vincitore fra i gladiatori che si contendono nell’arena crediti e meriti per entrare nell’harem dei favoriti.

 

L’assunzione di tutti i precari? Benissimo… ma per farne poi serbatoio di tappabuchi referenziati da cui attingere per supplenze, attività funzionali, mense, progetti, recuperi, pulizie, intrattenimento, animazione e chissà che altro, disposti (anzi ricattati e obbligati) alla mobilità, alla polivalenza, alla flessibilità, insomma ad una nuova eterna precarietà ancora più subdola in quanto non contrattualizzata e soggetta al capriccio delle necessità.

 

Anzi persino chi, come me , si è conquistato il ruolo dopo 15 anni di snervanti GAE dovrà rinunciare al privilegio del tanto sudato “posto fisso” per rimettersi in gioco e tornare a fare supplenze, per provare l’ebbrezza di prolungare a vita la propria crisi di identità!

 

Dimenticavo il clou della” buona sola” (oops volevo dire scuola!): la valutazione!

 

Il docente migliore sarà quello che, calpestando alunni e colleghi, arrafferà i crediti più disparati per rimpinguare il suo portfolio e il curriculum da pubblicare online, colui che si aggiornerà forsennatamente, che collaborerà al funzionamento della scuola, che ricoprirà i più svariati incarichi (meglio se nell’entourage della dirigenza), che collaborerà con i colleghi (tipo scippargli il progetto appena si girano) che insomma, da bravo carrierista rampante, farà di tutto per gli agognati 60 euro e per non essere messo alla pubblica gogna con quel 34% di docenti immeritevoli che sconteranno con l’inedia la colpa di aver voluto fare “solo” gli insegnanti, dedicando il loro tempo e le loro energie “solo” ai loro alunni!

 

Se questa è la Buona Scuola io, proprio perché amo il mio lavoro e solo per quello vorrei essere valutata, vorrei non vederla mai.

 

Caro Renzi, lasciami alla mia vecchia scrivania a preparare le lezioni per i miei alunni, a cercare per loro materiali differenziati e accattivanti, a sforzarmi di capire e soddisfare i loro bisogni educativi “normali” o “speciali”, a cercare il modo per strapparli all’apatia, all’ignoranza, alla tv e ai social networks e interessarli alla vita vera nei valori della convivenza civile e della tolleranza.

 

Se questo ai tuoi occhi non è abbastanza meritevole, pazienza, rinuncerò ai miei 60 euro e mi terrò la mia dignità, la libertà e la consapevolezza della grande bellezza della mia missione.

Un’insegnante

Antonella Currò

 


 

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2 commenti su “Lettera di un’Insegnante a Renzi…”

  1. Brava, collega! Condivido anche le virgole della tua lettera.
    Mi ha commossa ma anche un po’ “agitata” perché mi sono rivista in tutto quello che hai scritto. Io ho amato molto il mio lavoro, ma, con la stessa intensità, con cui l ‘ho amato (tanto da seguire poco i miei figli e delegare quasi sempre mio marito), ora mi hanno portato ad odiarlo.
    E’ cosi, purtroppo, da quando la scuola è diventata “una vetrina”e il Dirigente (parlo della mia esperienza) cerca, in tutti i modi, di difendere i vari “capricci ” di bambini e genitori. Penso che ognuno di noi avrebbe da raccontare le varie esperienze lavorative…….Ho 62 anni e non permetterò a nessuno di calpestare la mia dignità e professionalità. Ormai la scuola mi ha tolto ogni entusiasmo. Non voglio immaginare cosa potrebbe succedere se venisse attivata la nuova riforma. Spero di non esserci più nella scuola…….Un caro saluto. Savina

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