Dobbiamo Accettarlo, la Lezione Frontale è un Metodo di Insegnamento Superato

Anna Oliverio Ferraris, psicologa e docente di psicologia dello sviluppo all’università di Roma e relatrice al convegno del CPPPLa lezione non serve” ha spiegato cosa occorre per ottenere un apprendimento che sia realmente efficace nell’ambito della scuola. Per lei sono imprescindibili due requisiti: le lezioni devono essere necessariamente attive e gli insegnanti devono favorire la collaborazione tra gli allievi e disincentivare la competizione.

Metodo di Insegnamento Superato

Le lezioni “attive” non sono una cosa nuova, infatti già ne parlava a suo tempo Maria Montessori e molti altri pedagogisti. Il concetto di lezione frontale è relativamente recente: solo le famiglie ricche, ovvero una minoranza della popolazione, faceva impartire lezioni frontali ai propri figli. I meno abbienti invece erano mandati in bottega ed è proprio lì che molti illustri artisti sono nati. Nelle botteghe infatti il sapere era trasmesso dal maestro e, lavorando insieme a lui, si era stimolati. Il modello passivo è nato con la scuola dell’obbligo.

Ormai la lezione frontale è considerata da pedagogisti e studiosi come un metodo di insegnamento superato. Alla base di questa affermazione ci sono numerose ricerche al riguardo. Ma perché allora viene ancora utilizzata questa forma di insegnamento? La risposta è più semplice di quanto si possa immaginare: richiede meno sforzo da parte degli insegnanti. Infatti è più semplice spiegare alla lavagna che lavorare insieme alla classe. Molti paesi del Nord Europa hanno quindi preferito adottare soluzioni differenti e accantonare definitivamente le lezioni frontali.

Il modo migliore di insegnare a scuola quindi parte dall’esperienza reale per poi approfondirla insieme ai docenti. In questo modo si pianterà nello studente il seme della curiosità e della voglia di apprendere e approfondire.

Inoltre la scuola è importante anche per quanto riguarda la sfera della socializzazione, infatti è proprio lì che i bambini imparano a convivere con gli altri. Gli insegnanti, in questa circostanza, devono trasformarsi in “facilitatori di relazioni”.

È importante quindi che i docenti organizzino il più possibile lavori di gruppo inerenti alle materie oggetto di studio, in modo tale di favorire non solo l’apprendimento, ma anche per far diminuire il bullismo e preparare gli uomini di domani ad inserirsi nel mondo lavorativo che è un mondo che richiede di essere attivi e di saper cooperare.

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