Una Mattinata nella Scuola-Città Pestalozzi di Firenze

Questa volta non vi racconterò dell’educazione finlandese ma vi parlerò della Scuola-Città-Pestalozzi di Firenze. Questa scuola si trova a pochi chilometri da casa mia, proprio nel centro storico della città. Già dal nome si può intuire che questa è una scuola molto particolare, ma soprattutto è una scuola che mi ha sempre incuriosito in maniera rilevante. La sua storia la potete trovare ovunque, le sue linee di pensiero e le sue sperimentazioni pure. Oggi, quindi, sono qui a raccontarvi la giornata che ho avuto l’occasione di trascorrere all’interno di questo meraviglioso luogo.

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La mia visita inizia alle 10 del mattino, con una breve presentazione saluto il maestro Ugo e i bambini della classe IV elementare. Dopo le imprevedibili domande che gli alunni mi hanno posto, ho deciso, entusiasta, che avrei trascorso l’intera mattinata insieme a loro. Ugo, maestro molto disponibile, mi ha spiegato che per gestire questa piccola realtà (la classe) c’è bisogno di un’organizzazione pensata e studiata in maniera approfondita. Non a caso, i banchi a forma di isola sono ormai una componente fondamentale del loro lavoro. A tal riguardo, mi è stato spiegato che le isole sono state introdotte per creare maggiori relazioni e attività cooperative, in modo tale che ciascun bambino possa dare il proprio contributo in ogni situazione. Inoltre, ogni mese la combinazione dei posti cambia a seconda dei risultati ottenuti dai bambini durante lo scorrere delle quattro settimane. Oggi era il giorno di questo cambiamento a cui, per mia fortuna, ho potuto assistere.

Il maestro Ugo è da solo un anno che insegna in questa scuola. Ha scelto di venire a lavorare qui proprio perché condivide appieno il progetto di questa realtà educativa. Ugo è una persona molto simpatica e decisamente ottimista sul futuro della scuola italiana.

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Tornando a noi, verso le ore 11 siamo andati tutti insieme in palestra. Qui dopo un breve riscaldamento motorio-musicale, i bambini si sono divisi in piccoli gruppi e hanno ideato e poi rappresentato delle piccole scenette. Queste scenette dovevano essere raccontate solo attraverso l’utilizzo di movimenti corporei stabiliti dal confronto di idee tra i bambini dello stesso gruppo. Dopo le varie drammatizzazioni, i bambini hanno potuto giocare liberamente per la palestra facendo quello che più li aggradava.

Alle ore 12 i bambini si sono diretti verso la loro classe per mangiare. Si, esatto, ogni classe mangia all’interno della propria aula. Un gruppetto di alunni (a turni giornalieri) ha il compito di apparecchiare e servire il cibo ai propri compagni.

Curiosità: Questa scuola ritiene che la flessibilità del tempo e degli spazi sia un aspetto molto significativo. Durante l’intera giornata, infatti, non è presente il suono della campanella che ricorda la fine e l’inizio di ogni lezione. Interrompere di netto un’attività in svolgimento viene ritenuto un qualcosa di negativo e dispersivo per l’apprendimento e per l’educazione stessa. Al di là di questo, tutti gli insegnanti cercano comunque di rispettare i tempi ordinari. Inoltre, la struttura della scuola non è nuovissima ma durante tutti questi anni sono riusciti a creare un ambiente altamente stimolante e sereno.

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Nel pomeriggio, invece, ho avuto la fortuna di poter osservare LE PIAZZE.

Le piazze sono una particolarità di questa scuola e consistono in 8 laboratori diversi tra loro che si svolgono ogni martedì della settimana. Sono chiamate così perché qui la scuola viene considerata anche come una piccola realtà cittadina. Non a caso si chiama Scuola-Città-Pestalozzi. Ogni piazza è composta da una decina di bambini di età e di classi diverse, che spaziano dalla prima alla quarta elementare. Quattro piazze vengono scelte all’inizio dell’anno da ciascun alunno in base alle proprie capacità e preferenze. Le attività laboratoriali ruotano dopo circa 8 settimane di lavori in modo tale che ciascun bambino possa provare tutte le piazze scelte a inizio anno.

La prima piazza che ho osservato si chiamava il CANTIERE DEI BAMBINI.

In questo primo laboratorio gli alunni avevano il compito di ideare e poi costruire un ambiente della scuola in miniatura. La fase iniziale si è concentrata sulla presentazione e sulla conoscenza tra i bambini del gruppo, successivamente si è proceduto alla costruzione dell’oggetto in questione. Una volta capito come svolgere l’attività, i bambini erano liberi di lavorare autonomamente.

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Il secondo laboratorio che ho osservato si chiamava il TEATRO IN PIAZZA.

Qui, invece, i bambini avevano il compito di realizzare delle maschere a forma di drago che poi sarebbero servite per l’attività teatrale finale. La maestra Anna mi ha spiegato che ogni settimana viene affrontato un tema diverso, oggi c’erano i draghi, le prossime volte ci sarà qualcos’altro. Con le maschere realizzate i bambini hanno messo in scena un piccolo spettacolo teatrale basato sull’improvvisazione.

La maestra Anna è un’insegnante così simpatica che durante i suoi laboratori i bambini si divertono come matti. Prima di andare a conoscere la terza piazza, Anna mi ha confidato che in questa scuola c’è un’ottima integrazione nei confronti degli studenti con disabilità.

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La terza piazza si chiamava i POP-UP NARRATIVI.

Lo scopo di questo laboratorio era quello di far inventare delle storie ai bambini per poi rappresentarle in un libro pop-up. In questo primo giorno, dunque, gli alunni dovevano divertirsi a creare la prima pagina del futuro libro.

La quarta piazza si chiamava CREO E RICREO CON LA CARTA.

In questo laboratorio i bambini avevano il compito di costruire delle perline che sarebbero poi servite alla realizzazione finale del cosiddetto braccialetto dell’amicizia. Il lavoro è stato svolto con una musica leggera e rilassante di sottofondo.

Per mancanza di tempo, purtroppo, le altre piazze le ho potute soltanto osservare velocemente, senza interagire con i bambini e i maestri. Una di queste si chiamava SULLE ALI DEL VENTO, nella quale il gruppo di lavoro doveva svolgere degli esperimenti con vari elementi come l’aria, l’acqua e la forza di gravità. Prima di iniziare con gli esperimenti, i bambini erano invitati a descrivere i risultati che secondo loro sarebbero venuti fuori dallo svolgimento delle loro attività.

Le altre piazze si chiamavano: L’INVENTA GIOCHI, nella quale i bambini dovevano cambiare a loro piacimento alcuni aspetti e alcune regole di un gioco già strutturato ed esistente; LA FABBRICA DEI VIDEOGIOCHI, in cui tramite l’applicazione Scratch, i bambini si divertivano a programmare e creare comandi a loro piacimento di un videogioco; ed infine la piazza UNO DUE CLICK LABORATORI SULLA FOTOGRAFIA.

Curiosità: all’interno della scuola Pestalozzi, casualmente, c’è una percentuale di insegnanti maschi molto elevata, quasi al pari delle docenti femmine. Inoltre, per entrare a lavorare in questa scuola c’è un bando specifico: il colloquio personale e la motivazione sono gli aspetti più importanti per poter entrare.

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È doveroso ricordare che lo svolgimento delle piazze avviene un solo pomeriggio alla settimana e non tutti i giorni. Ho scelto di visitare questa scuola il martedì proprio per osservare da vicino come i bambini si mettono in gioco quando devono affrontare le attività laboratoriali. Cos’ho imparato? Che in ogni tipo di laboratorio il bambino più grande lavora insieme a quello più piccolo; che i risultati di ogni gruppo di lavoro sono sempre nuovi anche se le attività restano le stesse; che i bambini si divertono, imparano e si conoscono lavorando; e per ultimo, ma non per importanza, che i maestri si fanno un mazzo tanto per creare nuove attività per stimolare sempre di più i propri alunni.

Per concludere, la scuola-città-Pestalozzi è un istituto pubblico unico nel territorio toscano. Questa scuola difatti si distingue proprio perché attua forme di sperimentazione didattiche e metodologiche molto particolari. Finisco col ringraziare tutti i docenti, i collaboratori e i simpatici tirocinanti per avermi dato la possibilità di osservare questa meravigliosa e particolare scuola fiorentina.

Con la speranza che questo mio racconto possa promuove idee e valorizzare lavori futuri.

— Francesco Gengaroli, profilo facebook

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