Volontà del Ministro Bussetti è quella avere in cattedra docenti sempre più giovani e di non avere più assunzioni flop, come accaduto invece quest’anno, con 32mila cattedre rimaste vuote a fronte dei 57mila posti autorizzati.
Ecco perché sta lavorando al progetto di cui già è stata data anticipazione e a cui lui oggi dà conferma in un’intervista a Italia Oggi. Progetto che prevede la riapertura del percorso di reclutamento ai laureati, con integrazione di esami ad hoc e poi il concorso.
Inoltre lo stesso Bussetti reputa troppi i tre anni di FIT (formazione iniziale e tirocinio) pensati per la formazione degli insegnanti dopo il concorso e previsti dal Decreto Legislativo n. 59/2017. Non è sua intenzione abolirli, ma sicuramente attuare le dovute modifiche.
Un punto fermo per il Ministro è quello di non avere più concorsi banditi su posti a casaccio, ma esclusivamente su posti effettivamente disponibili. Per cui i concorsi potrebbero essere differenziati a seconda delle esigenze in organico. Con il vincolo però per i vincitori del concorso a restare nella provincia in cui è stato assunto per un tot numero di anni.
Sono già tante le critiche mosse dal Partito Democratico, che aveva ideato il sistema dei 24 CFU come requisito di accesso al concorso per laureati; crediti che ora potrebbero diventare titolo aggiuntivo.
Ma queste le parole di Bussetti: “La mancanza di insegnanti per alcune discipline dimostra che sul reclutamento dobbiamo cambiare rotta. Immediatamente. Non abbiamo bisogno di continuare a costruire sacche di precariato. Dobbiamo avere il quadro chiaro delle necessità delle scuole di tutto il Paese e bandire concorsi sulla base di quelle. Abbiamo ereditato una situazione intricata. Ma in un anno al massimo indiremo un concorso per giovani laureati, che risponda a questi criteri e preveda tempi celeri di assunzione”
I tempi d’attuazione del suo nuovo progetto sembra che saranno pressoché brevi, infatti dovrebbe partire già dal prossimo anno scolastico.