È Natale: non chiamiamolo “spettacolo d’inverno”

Avrete letto tutti: in un istituto di Rozzano, vicino Milano, il preside ha deciso di non celebrare la classica festa di Natale a Scuola in nome della laicità della scuola pubblica.

Niente Tu scendi dalle stelle, niente Jingle Bells, niente segnali che possano rimandare alla tradizione cattolica.

Ecco, il caso di Rozzano è emblematico per mostrarci come alle volte idee sensate, applicate senza buon senso, facciano più danni di idee sbagliate.

Mi spiego meglio: la scuola pubblica è laica, perché laico è, in Italia, tutto ciò che è pubblico.

natale a scuola

Per decenni si è andati avanti accettando consuetudini tipicamente cattoliche anche nella vita pubblica (il crocifisso in classe, il presepe all’ingresso e quant’altro..), un po’ per abitudine e un po’ perchè, diciamocelo, queste cose non davano noia a nessuno.

Ma i tempi cambiano, i popoli si mischiano e il contesto sociale muta profondamente.

Trovo giusto ristabilire la laicità degli spazi condivisi e dunque, in teoria, il preside avrebbe ragione a non voler connotare la propria scuola con una determinata religione.

Però attenzione: la scuola pubblica può essere laica senza rinunciare all’aspetto sociale della religione, che è radicato nella nostra cultura e ha ormai poco a che fare col messaggio prettamente cattolico. In concreto, perché rinunciare alle gite nella più belle basiliche d’Italia? Perché rinunciare a quei canti? Sfido chiunque a intravedere propaganda cattolica in un canto di Natale, e allora perché fare a meno della splendida atmosfera che trasmettono?

Rispettiamo tutti, ma senza paranoie e senza psicosi. È giusto levare il crocifisso dall’aula, specie se qualcuno se ne lamenta, ma non è giusto azzerare le peculiarità di una società in nome di un cieco ateismo che travalica il buon senso.

La chiave sta nello scindere ciò che è direttamente religioso da ciò che ormai è popolare, sociale, culturale. Questa parte della nostra storia non dobbiamo perderla. Dobbiamo accettare il cambiamento dei tempi, senza per questo buttare tutto all’aria. Dunque, maestre, consiglio di insegnare Tu scendi dalle stelle accanto a Imagine di John Lennon, magari, e di fare recite di Natale senza doverle chiamare Spettacolo d’Inverno. Se qualcuno se ne lamenterà, io credo che sarà nel torto.


Autore articolo
Lorenzo Giarelli

Lorenzo Giarelli

Giornalista blogger

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