Circa il 5% dei bambini italiani è inserito in una categoria molto speciale: quella degli studenti plusdotati. Ma non si tratta di bambini semplicemente brillanti.
La Dott.ssa Maria Assunta Zanetti, ricercatrice di psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università di Pavia e direttore scientifico di “LabTalento” ha spiegato in un’intervista:
“I soggetti ad alto potenziale sono individui dotati di possibilità di sviluppo superiori alla media. Queste possono riferirsi ad ambiti molto diversi tra loro: scolastico, artistico, motorio e socio-emotivo. In pochi, però, le riconoscono. Così i bambini possono diventare ipersensibili, sviluppare difficoltà relazionali e, godendo di particolari ed elevate abilità cognitive, vivere un sviluppo emotivo che non procede di pari passo con quello intellettivo“
STUDENTI PLUSDOTATI VS IPERATTIVI
Gli studenti plusdotati hanno uno sviluppo cognitivo superiore alla media e tale differenza li rende estremamente fragili, poiché sono perfettamente consci dell’abisso che li separa dai coetanei e cercano di nascondere le proprie potenzialità commettendo volontariamente degli errori.
Per via delle loro caratteristiche, vengono spesso confusi con i coetanei affetti da disturbi dell’attenzione: balza agli occhi la notevole difficoltà ad autodisciplinarsi.
Ma un acuto osservatore è in grado di rilevarne le differenze. Se in un primo momento il bambino plusdotato può apparire distratto agli occhi di un insegnante, a differenza del coetaneo affetto da disturbo dell’ attenzione, può però ripetere quanto appena ascoltato, cosa che non è in grado di fare il bambino iperattivo.
“La chiave per operare le opportune distinzioni è osservare la pervasività dei comportamenti impulsivi. – spiega la Dott.ssa Zanetti – Se questi si manifestano in alcune specifiche situazioni, la spiegazione può essere ritrovata più probabilmente nella plusdotazione. Se si manifestano in tutte le situazioni, invece, è più probabile che si tratti di un disturbo da deficit di attenzione o iperattività”.
La difficoltà ad integrarsi con i propri coetanei, può portare questi bambini ad isolarsi, cercando di farsi notare il meno possibile. Ciò risulta estremamente deleterio per un sano sviluppo dell’autostima.
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Nel settembre 2009 il Corriere della Sera ha pubblicato i risultati di un’indagine condotta su bambini di età compresa fra 3 e 4 anni. Sono stati individuati 7 indizi per capire se un bambino possiede o meno il dono della plusdotazione:
- Memorizza percorsi e luoghi con molta facilità.
- È in grado di ricordare un racconto o una favola dopo averla ascoltata un paio di volte. Se viene ripetuta dall’adulto con qualche modifica, interrompe l’ascolto per correggerlo.
- È molto curioso e cerca di approfondire sempre ciò che gli viene detto.
- Possiede una proprietà di linguaggio notevole.
- È molto sensibile ed estremamente empatico e cerca di capire i sentimenti altrui e di confortare il prossimo.
- Possiede un’elevata capacità di concentrazione ed è molto difficile distoglierlo da ciò da cui è preso.
- È intuitivo ed apprende facilmente il significato di un brano, annoiandosi se gli viene chiesto di rileggere una paginetta.È molto importante riconoscere gli studenti plusdotati per consentire loro di esprimere pienamente i loro talenti e per far sì che non si sentano diversi e non decidano, per questo, di isolarsi dal mondo circostante.
Anni fa mia figlia a soli 2 anni e mezzo sapeva scrivere tutte le parole e aveva imparato da sola a farlo, come sempre da sola aveva a soli 3 anni e mezzo imparato a svolgere tutte le operazioni matematiche e anche le espressioni. Ad un anno di vita, si teneva pulita e si lavava benissimo da sola. Disegnava molto bene e parlava velocemente e con un lessico pari ad un bambino di 5-6 anni. Era felice e non si annoiava mai. Quando iniziò a frequentare la scuola materna, io non dissi nulla alle insegnanti ma quasi immediatamente se ne accorsero e pensavano che il sapere della piccola fosse dovuto da un mio assiduo insegnamento. Dopo neanche un mese di scuola, mi chiamarono sbalordite per la grandissima capacità di apprendere e per il suo comportamento molto maturo. Capirono che non ero io ad imporre alla figlia ma era lei da sola che apprendeva con moltissima rapidità. Mi dissero che era meglio per mia figlia se l’avessi inserita in una scuola per bambini molto dotati. Pensai a lungo e poi decisi di farle intraprendere un normale cammino scolastico. Alle elementari si annoiava e i compiti per le vacanze me li faceva tutti nel giro di 3-4 ore. Ogni anno il primo giorno delle vacanze si svegliava, e si metteva a fare i compiti, non c’era verso di distoglierla in nessun modo. in poche ore li eseguiva tutti, matematica, italiano, etc. Poi una volta finiti, era felice perché con un grande sorriso da un orecchio all’altro mi diceva:” Ecco, ora sono in vacanza, ho svolto tutti i compiti”. Erano tutti giusti e ben svolti. Spessissime volte mi diceva che i suoi compagni erano troppo lenti a capire le cose e che lei in classe si annoiava moltissimo. Alle scuole medie risultava la migliore ma si annoiava moltissimo. Alle superiori in lei sono sorte molte sofferenze e due insegnanti la trattarono molto, molto male. Lei visse tutto questo come una grande ingiustizia e per ben tre anni rimase respinta. Dovette ripetere 2 volte la terza, due volte la quarta e due volte la quinta. Poi decise di andare a svolgere una professione. Dopo 6 anni di lavoro, sembrerebbe che quest’anno si voglia iscrivere all’università. Premetto che a 18 anni lavorava e studiava e si era presa in affitto una casa, abitava da sola, conduceva una vita sana ed economicamente non mi chiedeva mai un aiuto. Di indole è rimasta quella di sempre e spero che continui con gli studi. Vi scrivo perché sono convinta del grandissimo errore che ho fatto. All’epoca non ero pronta per le scuole particolari e un po’ mi spaventavano, pensavo di poterle rovinare l’infanzia.Con il seno del poi, mi sono ben resa conto che lasciandola nella scuola tradizionale, le ho imposto un percorso scolastico dove lei si annoiava moltissimo e spesse volte non veniva nemmeno capita. Vedendola, ancora oggi si vede che ha una marcia in più, tutti se ne accorgono ma la cosa più bella di lei è che non se ne è mai fatta un vanto. Per lei è normale sapere ed imparare. Auguro a mia figlia tutto il meglio per lei e se mi permettete rivolgo un consiglio a tutti quei genitori che si trovano ad avere un figlio superdotato di accompagnarlo alle scuole idonee per il suo apprendimento. Grazie