La Penna Cancellabile e La Falsa Educazione all’Errore

Il passaggio dalla matita alla penna nella mia scuola avviene in seconda e precisamente nel giorno di San Nicolò. In Friuli è lui che porta i doni ai bambini nella notte tra il 5 e 6 dicembre. I bambini di seconda, al mattino trovano sul banco la penna con la letterina d’istruzioni per l’uso scritta proprio da san Nicolò.

E così che da noi inizia l’avventura della penna!

Ma quale penna? In commercio ne esistono infinite; fino a qualche anno fa nella mia scuola si adottava la penna sferografica, una via di mezzo tra la penna stilo e quella a sfera; il bimbo imparava con questa a scrivere in maniera corretta: tratto leggero, altrimenti il pennino si comprimeva e cessava di scrivere, angolazione del braccio e della mano corretta altrimenti il tratto non appariva, uso della dita e non sforzo del polso in quanto si doveva mantenere l’inclinazione precisa.

Ma purtroppo con un grosso difetto: i bambini mancini trascinavano con la mano tutto l’inchiostro ed era una frustrazione continua… Molto difficile da usare anche dai bambini disgrafici.

Poi, la moda della penna cancellabile ha sovrastato la “vecchia stilo” in modo irrompente e, nonostante il buon San Nicolò provocasse un attimo di stupore nei bambini, già qualche giorno dopo la stilo/sfero finiva in qualche angolo nascosto e dimenticato dello zaino per lasciare il posto alla nuova e moderna cancellabile!

Questa ha portato con sé quaderni belli e sempre corretti, ottimali per una società che non prevede errori e che premia la perfezione.

penna cancellabile

Le maestre, col tempo, hanno però iniziato ad osservare che la penna cancellabile portava con sé diversi comportamenti poco corretti nei bambini:

• In genere è tenuta in modo pressoché verticale perché il tratto sia più acceso;

• Di conseguenza è impugnata in modo più stretto;

• Il bambino scrive senza pensare alla parola in quanto poi la cancella diverse volte, e questo per alcuni è un vero e proprio metodo: scrivo – cancello – scrivo – cancello……

• L’errore non è mai visibile, quindi i progressi non sono mai visibili;

• L’errore non è mai visibile, quindi l’errore non è un momento di apprendimento, ma una cosa da nascondere in fretta;

• L’attenzione e la concentrazione vengono meno, gradualmente sempre meno e gli errori non decrementano;

• Il quaderno non è uno strumento di lavoro, ma un cimelio da esibire….

Allora le maestre, ormai da quattro anni, hanno deciso di tagliare la testa al toro. Basta penna cancellabile: poco costosa, leggera, semplice da usare; ma…. Che fine hanno fatto i bei quaderni?

Tranquilli tutti, i quaderni sono rimasti belli, anzi, ancor di più perché ora sanno raccontare la storia di ciascun bambino.

Con la penna non cancellabile, san Nicolò porta ancora il foglietto delle istruzioni: ad es. la parola scritta sbagliata si taglia con un trattino e si riscrive vicino, oppure sopra se non ci si accorge subito. Semplice no?

I quaderni non sono pasticciati, ma quando li sfoglio, riesco addirittura ad emozionarmi vedendo quante parole vengono “tagliate” all’inizio e poi via via sempre di meno, riesco a vedere i progressi di quel bambino, riesco a vedere gli errori che ricorrono ancora e sui quali ci dobbiamo lavorare, quelli superati, ma quello che vedo è soprattutto la soddisfazione del bambino nello sfogliare il proprio quaderno, ed essere orgoglioso dei progressi visibili.

Il quaderno è davvero il proprio e non quell’anonimo uguale a tutti.

Ecco, questa vuole solo essere l’esperienza della mia piccola scuola. Questa piccola scelta, ma ovviamente non solo questa, ha contribuito a formare bambini più maturi e consapevoli e ha insegnato che l’errore è il punto di partenza dell’apprendimento e non una vergogna da cancellare.

E poi, volete mettere la soddisfazione quando un bimbo ti dice: “Guarda maestra, in ottobre lo sbagliavo dieci volte e adesso solo tre!” Bingo!

Gregori Petit, insegnante

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12 commenti su “La Penna Cancellabile e La Falsa Educazione all’Errore”

  1. Anch’io cerco di mettere in pratica quanto descritto nell’articolo, me lo hanno insegnato due colleghi ormai in pensione, ma è molto difficile trasmettere la stessa idea alle mie colleghe attuali.
    Pare che la precisione del quaderno conti più del lavoro svolto e della maturazione dell’alunno. Comunque io non mollo e per le mie materie porto avanti questa pratica, i bambini si adeguano, solo alcuni fanno resistenza anche perché poi dobbiamo mettere in conto la predica della mamma a casa. Anche i genitori devono essere un po’ educati all’accettazione dell’errore.
    Grazie per aver scritto questo articolo che condivido pienamente!

    • Avrei voluto far usare solo una penna sfera a mio figlio, disgrafico, senza nessun risultato perche le maestre non volevano. Quando finalmente arrivato alle medie è stato libero di usare la penna che voleva è migliorato anche nella scrittura.

    • Io sono genitore e preferirei vedere i quaderni di mio figlio con tagli e correzioni, invece sempre perfetto, una falsa perfezione a parer mio… continui a portare avanti questo metodo sono certa che i genitori prima o poi apprezzeranno!

  2. Io sono entrato quest’anno in classe seconda ad insegnare italiano dopo alcuni anni di insegnamento di sola area matematica. Sono fermamente convinto dell’uso del quaderno come strumento di lavoro e non come cimelio di ricordi. In classe usano la biro cancellabile, ma non la vedo come un “ostacolo all’apprendimento”: il/la bambino/a che si accorge da solo/a dell’errore lo corregge subito e questo è segno di competenza acquisita; chi invece non si autocorregge ci pensa l’insegnante che (quasi) quotidianamente corregge i quaderni e lascia i suoi segni sopra o sotto le parole. I bambini devono poi correggere i loro errori riscrivendo sopra la parola sbagliata quella corretta. Qualche dubbio sull’impugnatura e la scorrevolezza della biro cancellabile resta. Chiaro: la collaborazione con la famiglia è fondamentale!

  3. Provate a riprendere in mano i quaderni di qualche anno fa scritto con la penna cancellabile…..Troverete una sorpresa……
    Non si vedrà più nulla perché col caldo estivo l’inchiostro sparisce!!!!

  4. E poi non è nemmeno vero che con la penna cancellabile i quaderni sono più belli, perché, oltre a scrivere male (non scorre), quando la provi a cancellare resta il solco sulla pagina (siccome scrive male, i bambini tendono a pigiare molto) e, se provi a cancellare ancora, si strappa il foglio, oppure si ingrinzisce oppure, spesso, non si cancella bene. Bruttissimo da vedere!

  5. L’articolo, a mio avviso, nasconde un velato senso di intolleranza. É l’intolleranza che dovremmo bandire dalle scuole, non gli strumenti.
    Scrivo questo perché la penna cancellabile é uno strumento e, in genere, lo strumento è funzionale o disfunzionale in base agli obiettivi stabiliti (scelti dall’insegnante, non dai bambini). Se si sceglie di far utilizzare questo strumento, l’uso della penna cancellabile va insegnato e inserito all’interno di una procedura chiara di lavoro, dove i tempi sono ben cadenzati: esecuzione dell’intero elaborato, correzione, modifica.
    La resilienza rispetto al fallimento e l’attenzione sono due processi che possono essere potenziati perfettamente anche consentendo l’uso della penna cancellabile.

    • Sono perfettamente d’accordo con te Cristian, uso la penna cancellabile da più di trent’anni (e anche nelle mie prime classi la portava San Nicolò), diffido sempre di chi imputa tutti i mali ad un semplice strumento. Le penne cancellabili di nuova generazione scrivono bene e non hanno i problemi di quella della foto. Nessuna preclusione o giudizio per i colleghi a cui non piacciono, ripeto sono solo strumenti che possono essere utilizzati bene o male all’interno di un percorso scolastico gestito bene o meno bene.

  6. Io non uso la penna cancellabile perché non la trovo educativa rispetto all’errore. In prima solo matita e gomma in seconda penne normali non gel.
    Se l’errore, sia pur calcellato con un tratto, rimane nel quaderno, l’alunno, anche involontariamente, lo guarda e diventa un percorso di rinforzo degli apprendimenti che trasformano il negativo/errore in positivo.

  7. Gregori Petit che bella storia che hai raccontato. Senza superbia e senza imposizione ma con l’affetto e la competenza. Devi essere di sicuro una gran brava maestra. Grazie per trasmetterlo a tutti i nostri bimbi 😉 .

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