Il vicepremier Matteo Salvini ha parole dure per i ragazzi che a Catania hanno abusato di una 19enne americana: “Per i vermi violentatori di Catania, che hanno stuprato una turista, nessuno sconto: certezza della pena e castrazione chimica!“.
Ora i tre, che hanno filmato la scena dell’aggressione, sono in stato di fermo. Si tratta di Roberto M. e Agatino S., di 19 anni, e di Salvatore C., di 20. Da quanto è emerso i ragazzi hanno abusato della ragazza dopo averla chiusa in macchina. Avevano tutti e tre fatto uso di marijuana.
La ragazza ha raccontato ai carabinieri: “Mentre mi violentavano io piangevo e ho chiesto loro di fermarsi in italiano, quindi erano in grado di capirmi. Hanno finito dopo un’ora“. Il giorno dopo uno dei tre ha mandato un messaggio alla vittima chiedendole di vedersi ancora. La 19enne ha acconsentito soltanto per riavere il video. “Lo voglio distruggere prima che lo mettiate in rete, datemelo o vi denuncio“.
Il Garante dei detenuti Mauro Palma ha commentato le parole di Salvini: “Parlare di linguaggio istituzionale nei confronti del ministro Salvini è come sparare sulla croce rossa. Se c’è una persona inadeguata al linguaggio istituzionale è proprio il ministro dell’interno“. Per Palma, che ha presentato una relazione al Parlamento, si avverte “un clima generale che nega la soggettività alle persone detenute, un clima che si esprime in un linguaggio che in nulla rispecchia il mandato costituzionale, un linguaggio secondo cui il carcere è il luogo in cui si marcisce e non ci si reinserisce nella società“.
Sulla dichiarazione del vicepremier afferma che “parlare di cose tipo marcire in carcere, a fronte di una Costituzione che parla di rieducazione, o altre affermazioni che mi auguro a volte siano state un po’ estrapolate, ma qualcuna l’ho sentita direttamente, è secondo me una caduta dal punto di vista istituzionale che deve far riflettere. Tutti noi, ciascuno con il proprio ruolo istituzionale, deve sapere dosare il proprio linguaggio“.
E riguardo all’uso della castrazione chimica, Palma sottolinea di essersi “occupato per anni in ambito europeo del tema dei trattamenti farmacologici per chi ha violentato. E vorrei spiegare quali sono le difficoltà e l’ineffettualità della misura. Anche perché è una misura cha ha una sua reversibilità. Ma qui andiamo nel tecnico. Quello che mi stupisce è che è un linguaggio volutamente ad effetto per acquistare un consenso, che è un consenso al ribasso. Mentre è molto meglio far riflettere su quali siano le culture del maschile nella società, su come cresciamo i figli maschi e via dicendo, e quali atteggiamenti abbiamo nei confronti della donna. Molto più di pensare che una volta realizzati i reati, poi questi debbano essere affrontati con misure che esulano dalla privazione della libertà“.