La Piramide di Cheope e il Suo Segreto “Energetico”

Il Journal of Applied Physics ha pubblicato una ricerca secondo la quale la Piramide di Cheope riuscirebbe a concentrare, sia nella base che nelle camere interne, l’energia elettromagnetica, e in particolare le onde radio.

Piramide di Cheope

I fisici della Itmo University a San Pietroburgo e del tedesco Laser Zentrum di Hannover hanno analizzato la piramide utilizzando i metodi della fisica e della matematica. Attraverso tali studi si è giunti alla conclusione che nel futuro si potranno realizzare nanoparticelle ispirate alla struttura della piramide stessa. Tali particelle potranno riprodurre effetti analoghi a quello della piramide nel campo dell’ottica. Si pensa quindi di poterle impiegare nella creazione di celle solari più efficienti delle attuali.

Tullio Scopigno, fisico dell’Università Sapienza di Roma, ci aiuta a comprendere come si è sviluppato lo studio. Innanzitutto va considerato che tale studio si è incentrato su regole matematiche il cui fondamento non è ancora stato comprovato da evidenze sperimentali.

Assodato ciò, è importante sapere che l’ipotesi di partenza dei ricercatori della Itmo University è stata l’assenza di cavità sconosciute nella piramide e una uniforme distribuzione del materiale calcareo in tutte le sue pareti. Partendo da questi punti fermi essi sono stati poi in grado di realizzare una simulazione matematica dalla quale è emersa la capacità della piramide di concentrare le onde radio. Esattamente allo stesso modo in cui fa una parabola.

Attraverso alte conoscenze della fisica, i ricercatori sono riusciti quindi a dare un valore numerico al rapporto tra la lunghezza d’onda delle onde radio, comprese tra i 200 e i 600 metri, e le dimensioni effettive della Piramide.

Con differenti misurazioni della struttura esterna si otterrà quindi lo stesso effetto con diverse tipologie di radiazioni, che hanno lunghezze d’onda diverse.

L’ipotesi dei ricercatori per un avanzamento futuro ed un’applicazione di tali studi è quindi quella di poter riprodurre effetti simili nel campo dell’ottica, basandosi su questa straordinaria scoperta.

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