Per un giovane sportivo, si sa, l’idea di disputare una finale nazionale è un qualcosa che fa brillare gli occhi. Un premio per un lavoro svolto in anni di sacrifici e una manifestazione che, ad essere fortunati, capita una volta nella vita.
Uno studente 17enne di un Liceo in una provincia di Milano queste finali non la giocherà. Motivo? Una verifica di matematica che la professoressa della sua scuola ha rifiutato di spostare per concedergli di stare con la sua squadra, della quale è il miglior giocatore e che puntualmente è stata sconfitta nel giorno della verifica, fallendo l’accesso alle finali. A nulla sono valsi i tentativi dei compagni di classe, tutti disposti a spostare la data del compito pur di permettergli di provare a giocarsi il suo sogno.
COSA NE PENSA LO PSICOLOGO
“Fermo restando la priorità della formazione scolastica per la costruzione del futuro del ragazzo, è vero che anche lo sport è una risorsa educativa preziosa per la crescita dei nostri figli, dato che ha insite dinamiche che entrano in gioco nella vita di tutti i giorni” – afferma la dottoressa Stefania Ortensi, direttore didattico del Master in Psicologia dello Sport di Psicosport. Un episodio, quello del giovane sportivo milanese, che è solo la punta di un iceberg che vede sport e scuola spesso in contrapposizione – “Si tratta delle due agenzie educative più importanti per la crescita di un ragazzo – continua Ortensi – che dovrebbero cercare di marciare a braccetto. Basti pensare che recenti studi ci dicono che chi fa sport migliora il 10% il suo rendimento scolastico, perché l’attività aiuta nell’autostima e nella gestione dello stress, oltre che nell’organizzazione per il raggiungimento degli obiettivi”.
SCONFITTA PER TUTTI?
E con che stato d’animo il ragazzo ha affrontato la verifica? Il ragazzo e la sua famiglia hanno messo davanti la scuola, come è corretto che sia, ma possiamo immaginare che lo stato emotivo con cui è stata affrontata la verifica non sia stato ottimale per una buona perfomance, questa volta scolastica.
Da La Gazzetta dello Sport
Un tale episodio è capitato anche a mia figlia anni fa, per un’importante partita di pallavolo. Era, se non erro, una semifinale. Sono un’insegnante, ma proprio non riesco a condividere il modo di agire e di pensare di alcuni colleghi che sono rimasti ancorati al medioevo. In alcune scuole all’estero, addirittura si va alla ricerca di ragazzi che praticano sport e la scuola e lo sport camminano insieme. Ma in Italia ci sono sempre le discipline Cenerentola ed una di queste è proprio la vecchia educazione fisica.Una disciplina che, invece a mio avviso, è una delle più importanti, perchè dovrebbe prendersi cura del fisico dei ragazzi, visto che oggi sono sempre seduti tra video giochi e computer ed inoltre dovrebbe favorire l’unione tra ragazzi e l’inclusione. Speriamo che qualcosa cambi, pare che il nuovo ministro voglia dare più importanza a questa disciplina. Concludo dicendo che non sono un’insegnante di educazione fisica