Il 2018 ci sta lentamente porgendo i suoi saluti a favore di un nuovo anno. Cosa ci riserverà il 2019? Solo il tempo potrà dirlo. Quello che però appare evidente è che il 2018 “scolastico” non lascerà un bel ricordo.
L’anno che ci sta salutando infatti si è contraddistinto per gli innumerevoli episodi di violenza nei confronti dei docenti. Una situazione letteralmente fuori controllo e che mette in evidenza un problema concreto: il prestigio dei docenti.
Le violenze nei loro confronti infatti evidenziano come gli insegnanti siano visti solo come impiegati statali e non come educatori. Un problema a cui è ancora difficile porre rimedio.
I sindacati però sono divisi: ognuno la pensa in modo differente riguardo questa particolare questione. Lena Gissi, della Cisl Scuola, non è d’accordo nell’inserire delle leggi apposta per la violenza sui docenti: «Più che rubricare nuovi reati, si sanzionino in tempi giusti quelli commessi e soprattutto si cerchi di prevenire il loro verificarsi, con una presa di coscienza e di responsabilità dell’intera comunità di cui la scuola è parte».
Quindi prosegue: «La scuola troppo spesso è lasciata sola: il concetto di comunità educante che abbiamo introdotto nel CCNL non riguarda solo le relazioni all’interno della scuola, tra le figure professionali, ma anche e soprattutto quelle con alunni, famiglie, istituzioni, società».
A dire la sua ci pensa anche Pino Turi, segretario di Uil Scuola. In particolare mette in evidenza due punti che ritiene degni di nota: «I docenti sono già dei pubblici ufficiali ed in quanto tali, suscettibili di una particolare tutela giurisdizionale. Inoltre l’unica maniera per eliminare, o almeno attenuare i fenomeni di violenza, è quella di prevenirli restituendo ai docenti quel prestigio ed autorevolezza che gli viene negata, anche attraverso incrementi retributivi adeguati».
Pino Turi dunque è concorde sulla questione del prestigio dei docenti. Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda degli Insegnanti, non trova la necessità di istituire un reato specifico per i docenti: «Ciò che serve, piuttosto, è recuperare il prestigio degli insegnanti e dell’istituzione scolastica, elaborare opportune forme di prevenzione e, quando occorre, anche di repressione». Si dimostra quindi in linea con il pensiero espresso dalla Uil Scuola.