Insegnare È Estenuante, Sono Necessari “Piani di Sostituzione e Decompressione”

L’insegnamento, come già detto in altre occasioni, è un lavoro logorante dal punto di vista psicologico. Il docente infatti è continuamente messo sotto pressione e i suoi nervi sono messi duramente alla prova. È facile quindi incorrere in casi di Burnout.

Di che cosa si tratta? Il Burnout è l’esito patologico di un processo stressogeno che interessa, in varia misura, diversi operatori e professionisti che sono impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali.

Per evitare queste situazioni, il procuratore capo di Isernia, Carlo Fucci, ha espresso la sua opinione al riguardo. Ritiene che sia utile utilizzare dei “piani di sostituzione e decompressione” oppure sospendere i docenti, per alcuni periodi, dall’insegnamento.

piani di sostituzione
in foto: Carlo Fucci

Queste considerazioni sono state effettuate il 18 gennaio, a seguito dell’inchiesta che ha portato alla sospensione di due maestre di 48 e 59 anni in provincia di Isernia. Carlo Fucci ha dichiarato: «Il rapporto con i bambini di quell’età richiede una preparazione che non può essere affidata soltanto alla capacità della ‘buona madre di famiglia’, serve altro e questo è ormai un dato certo. Una questione che va affrontata, probabilmente, a livello nazionale».

Il procuratore quindi prosegue, affrontando meglio il problema: «È comprensibile che, occuparsi ogni giorno di venti bambini con esigenze diverse, può creare momenti di ‘sfasamento’ dell’insegnante. Forse servono più maestre, occorre prevedere interruzioni nel rapporto: ma questo rientra nelle competenze della pubblica istruzione».

Il procuratore inoltre si è espresso anche riguardo le telecamere nelle scuole che però ritiene essere solo un deterrente, quindi non una vera e propria soluzione agli episodi violenti che si manifestano negli istituti: «Si può anche parlare di telecamere, che naturalmente necessita di un intervento normativo, ma è necessaria una maggiore prevenzione. Quando interveniamo lo facciamo su un dato patologico, quindi c’è repressione che al contempo ha una finalità preventiva. Un fenomeno che non può essere eliminato a livello generale, ma può essere ridotto di molto».

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