L’esame autoptico sul corpo di Annamaria Mantile, l’insegnante campane morta pochi giorni dopo essersi vaccinata contro il Covid, smentisce che ci sia un nesso tra i due fatti.
La causa della morte sarebbe da imputarsi a “un infarto intestinale provocato a sua volta dal sequestro, nella parete addominale, di un’ansa del tratto digerente“. I famigliari della donna avevano sporto denuncia alle autorità competenti, raccontando il decorso del malore dai primi sintomi fino alla visita medica. Era stato convocato anche un cardiologo, che non aveva riscontrato anomalie dopo l’elettrocardiogramma, limitandosi a certificare i crampi all’addome e la disidratazione.
Dopo l’aggravamento della situazione, Annamaria era stata portata in ospedale, purtroppo inutilmente. Sergio Mantile, fratello della vittima, resta scettico e commenta:
“Di ufficiale non c’è nulla, si tratta di una fuga di notizie. L’ho saputo da mio fratello. Si è subito escluso un coinvolgimento di AstraZeneca, ma non si spiega il perché. La causa individuata – che noi in un qualche modo avevamo intuito e che i medici potevano prevedere – sarebbe un infarto intestinale dovuto ad un’ernia. Questo avrebbe determinato l’addome gonfio per tutti e tre i giorni della sofferenza. Ora mi chiedo: come si fa ad escludere, due ore dopo la somministrazione, una correlazione con il farmaco? Il mio è un quesito da incompetente. Le contrazioni, come reazione al farmaco, potrebbero aver determinato la strozzatura dell’intestino? Oppure sono avvenute del tutto indipendentemente? In questo caso, le aspettative che avevamo sulle reazioni del farmaco ci hanno del tutto depistati e indotti a non pensare di dover ricorrere ad un ricovero, ad una corsa in ospedale“.
